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Su l'Unità c'era Fortebraccio; su l'Unirenzità impazzano scintillanti scemenze

Creato il 16 agosto 2015 da Tafanus

20150712

Unirenzità

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La caduta degli dei (Fortebraccio - 2 settembre 1976)
Noi siamo personalmente restii a mutare opinione sulle persone, amici o avversari che siano, ma temiamo fortemente che dovremo cambiar parere sui fratelli Agnelli, i quali più passano i giorni e più si rivelano un disastro. Una volta se ne sapeva poco e se ne parlava sempre al plurale. Si diceva: gli Agnelli, come si sarebbe detto: i Krupp, e un alone tra misterioso e fantastico li circondava. Ora vediamo che essi, essendo celebri, dovevano rimanere sconosciuti. La loro rovina, forse oramai irreparabile, è cominciata da quando, ci sia permessa questa espressione dozzinale, abbiamo cominciato a ritrovarceli sempre tra i piedi.
L'Avvocato, per cominciare dal maggiore, ha una di quelle facce che non vanno mai viste di seguito: troppe basette, troppa « erre », troppa attenzione all'interlocutore. Si vede benissimo che è finta e che pensa al golf. E poi troppa disponibilità: non c'è più festicciola, in qualsivoglia famiglia, alla quale l'Avvocato non intervenga: «C'era anche l'Avvocato...». Quando ha presieduto la Confindustria, si leggeva ogni giorno che le dava un impulso, ma di quale impulso si trattasse nessuno è mai riuscito a capire. Aveva ragione il vecchio borbonico Costa che chiamava Agnelli, con gli intimi: «Quellu li» e lo guardava come avrebbe squadrato Panatta.
Dopo l'Avvocato, viene il senatore Umberto. Sembra un bambino cresciuto soltanto dal collo ai piedi, la faccia gli rimasta quella degli omogeneizzati. Ha condotto una campagna elettorale, a quanto si è letto sui giornali suoi amici, "nel segno dell'incontro con la gente». Ma con chi volevate che s'incontrasse, coi lampioni? Quando è stato eletto ha dichiarato che avrebbe abbandonato Torino e la Fiat per la politica. Poi visto che Andreotti, persona seria,    non lo ha nominato ministro, ha deciso di tornare a Torino. Insomma, tra noi che rischiamo, come già si legge, di riaverlo nella capitale, e i torinesi che corrono il pericolo di tenersello, i soli che non hanno guai finora mino quelli di Moncalieri.
Questi fratelli Agnelli sono una frana. Ora si vede che per quanto riguarda la Fiat essi hanno compiuto una sola fatica: ereditarla, e adesso il maggiore si pettina le basette e il minore indice convegni a Roma. Scrivono i giornali che il senatore ha avuto anche un colloquio «riservato» col suo amico, anche lui democristiano, Rossi di Montelera. Immaginiamo che i due, incontrandosi, si saranno salutati. Ma dopo, gran Dio, dopo, che cosa si saranno detti?

Unita


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