Un anno dopo, cosa resta delle proteste di Gezi e del movimento politico che sembrava potesse scaturirne? Praticamente nulla: a essere attivi oggi sono infatti solo i gruppi violenti e radicali, del tutto privi di legittimità democratica!
(mio breve intervento sul settimanale Panorama, in edicola oggi: con intervista al professor Michelangelo Guida, che pubblicherò prossimamente sul blog…)
Sabato 7 giugno inizieranno i lavori per il nuovo aeroporto di Istanbul, destinato a diventare il più grande del mondo: sarà questa l’occasione per nuove manifestazioni ambientaliste contro il governo di Recep Tayyip Erdoğan? Quelle in occasione del primo anniversario dell’occupazione di piazza Taksim, vietate dalle autorità, sono però fallite: partecipazione ridotta, frange estremiste in azione, dura risposta della polizia con scontri accesi, feriti, arresti. Tutto finito nel giro di un pomeriggio.
Lo “spirito di Gezi” sembra infatti essersi spento, i gruppi organizzati di matrice rivoluzionaria – numericamente esigui – hanno definitivamente preso il sopravvento sulle richieste spontanee di maggiori libertà e democrazia. Nel frattempo il premier turco ha attaccato la stampa internazionale, che dedica a questi eventi uno spazio a suo dire eccessivo e ha l’obiettivo di mettere in cattiva luce il suo Paese.