(da Panorama in edicola questa settimana; la parte introduttiva, con il mio intervento, potete leggerla qui sempre sul blog…)
Il movimento di Gezi ha perso d’intensità perché si è diviso definitivamente in tre gruppi: quello ambientalista, minoritario; la classe media laica, comunque politicamente attiva nella file del partito kemalista Chp; settori della minoranza alevita, i più radicalizzati e violenti. Le proteste del primo e del terzo continueranno, ma in maniera disgiunta: non hanno infatti in comune né metodi, né obiettivi. Se non saranno capaci di creare una piattaforma condivisa, con rivendicazioni chiare e un’organizzazione sul territorio, non potranno andare al di là delle manifestazioni di piazza. L’assetto politico del Paese, con la scadenza delle elezioni presidenziali di agosto, non sembra comunque destinato a cambiare.