Nell’arte culinaria dell Sardegna fa dà padrone nei secondi piatti il Porceddu allo spiedo: il porcellino da latte. Da vivo non deve superare i 6 chilogrammi di peso. Si deve uccidere col taglio di un’arteria principale per permettere il completo dissanguamento. 11 sangue, raccolto, serve per spalmare il porcellino dopo averlo sventrato e dopo aver raschiato la cotenna. Si infilza in uno spiedo possibilmente di corbezzolo che si fa girare lentamente su legna di ginepro, di olivo o quercia, aromatizzandolo col mirto. La carne risulta eccezionalmente morbida. E’ importante usare legni aromatici per preparare il fuoco, anche il legno di mirto sarà ottimo. Quando poi si inserisce lo spiedo si avrà cura di collocarlo ad una cinquantina di centimetri, inizialmente dalla parte del ventre senza avviare la rotazione. Quando sarà dorato iniziare a girare, facendo attenzione a fermare l’apparecchio per concentrare la cottura nelle parti più spesse. Salare e per i buon gustai aggiungere del lardo fiammeggiante. Arrivato a cottura deporlo in vassoi di ciliegio dove avrete (meglio avranno preparato un letto di rami di mirto), qui lo lascierete riposare 5/10 minuti.
Ogni buon sardo che si rispetti, consiglia sempre di aprire lo stomaco con un pò di Cannonau!
