Su KIC 8462852 s'è già detto abbastanza: che presenta anomalie nell'emissione della sua luce; che tali anomalie non sembrano essere riconducibili a fenomeni noti o comunque immediatamente ipotizzabili; che gli astronomi, nel loro studio, non hanno avanzato alcuna ipotesi aliena, che evidentemente è stata fatta uscire sui media per altre vie, forse anche per cercare di attirare l'attenzione su un fenomeno che ha bisogno di ulteriori fondi per essere investigato (a partire dal progetto SETI che dovrebbe puntare le sue antenne verso quella stella entro qualche mese); che l'ipotesi aliena è, appunto, solo un'ipotesi, ma decisamente bizzarra, in quanto la semplice applicazione del Rasoio di Occam (quel principio logico che afferma che, a parità di fattori, tra due spiegazioni è da preferire quella più semplice) ci impone di optare per un fenomeno naturale, ancorché insolito. A tale riguardo va detto che, anche solo nella vastità della nostra galassia - e dunque senza contare gli altri milioni di galassie - e considerando che noi possiamo esplorare in maniera molto approssimativa una limitatissima porzione di spazio, il concetto di "insolito" nell'esperienza umana potrebbe applicarsi con una frequenza decisamente più alta del necessario.
Quello su cui vorrei soffermarmi, invece, è quello che è venuto subito dopo, ovvero l'ipotesi della costruzione aliena, nella fattispecie la cosiddetta Sfera di Dyson, che è stata sventolata un po' ovunque. Da dove nasce questa storia? È piuttosto semplice. Nel 1959, un fisico e matematico britannico, Freeman Dyson, nell'ambito di un articolo pubblicato sulla rivista Science e intitolato Search for Artificial Stellar Sources of Infrared Radiation ("Ricerca di sorgenti stellari artificiali di radiazione infrarossa"), ipotizzò che una civiltà tecnologicamente molto avanzata, avrebbe avuto un fabbisogno di energia talmente elevato da dover utilizzare tutta l'energia emessa dalla propria stella. A tale proposito, Dyson scrisse che tale ipotetica civiltà avrebbe potuto costruire intorno alla stella una sfera artificiale di raggio pari a quello di un'orbita planetaria, con una quantità enorme di collettori solari in grado di immagazzinare l'energia emanata dalla stella. In realtà non si deve pensare che Dyson avesse in mente un guscio continuo, cioè una sfera solida, bensì una serie di strutture orbitali indipendenti in quantità nell'ordine delle decine di migliaia.
In realtà all'epoca Dyson non aveva avuto un'idea totalmente originale, in quanto già nel 1937, lo scrittore e filosofo britannico Olaf Stapledon nel suo romanzo Il costruttore di stelle (Star Maker) aveva già avanzato la possibilità che una civiltà molto avanzata potesse costruire qualcosa di simile. E a sua volta Stapledon potrebbe aver preso ispirazione da The World, the Flesh and The Devil di J.D. Bernal del 1929 dove vengono descritte delle colonie spaziali sferiche. E qui sta il punto. L'ipotesi di Dyson, ancorché pubblicata su Science, non ha maggior peso, né basi scientifiche di quella espressa nel suo romanzo di fantascienza da Stapledon. Non c'è niente che possa fare pensare che una tecnologia sufficientemente avanzata possa trovarsi a costruire qualcosa di simile. Insomma, la Sfera di Dyson è un'emerita, ancorché molto suggestiva, fantasia, che deriva da una serie di assunti tutti quanti assolutamente arbitrari. Ovvero, (come minimo) i seguenti:
1) Che esista nella galassia almeno una civiltà tecnologicamente molto avanzata (oltre alla nostra);
2) Che una civiltà tecnologicamente molto avanzata non abbia altro modo di produrre l'energia che le serve se non attraverso l'impiego di migliaia e migliaia di collettori solari;
3) Che una civiltà tecnologicamente molto avanzata abbia le risorse politiche, sociali ed economiche per costruire un'opera così mastodontica, al cui confronto le piramidi sono castelli di sabbia costruiti da un paio di bambini in un ozioso pomeriggio d'estate.
La cosa curiosa è che dal tono degli articoli che ho letto in questi giorni su KIC 8462852, la Sfera di Dyson ipotizzata per spiegare il fenomeno osservato viene trattata quasi alla stregua di ipotesi fisiche teoriche tipo la Fascia di Kuiper o il bosone di Higgs che, teorizzate all'inizio degli anni '50 la prima, verso la metà degli anni '60 il secondo, sono state poi confermate dalle osservazioni e dagli esperimenti a distanza di molti anni. Al contrario, la Sfera di Dyson non può essere annoverata nello stesso tipo di ipotesi scientifica. La Sfera di Dyson è un'altra cosa. La Sfera di Dyson è un'ipotesi, certo, ma definirla scientifica è essere decisamente di manica larga. Insomma, vi piaccia o no, la Sfera di Dyson è fantascienza pura.
A tale riguardo, se vi intriga l'idea della Sfera di Dyson e volete leggere qualcosa, è dunque proprio alla fantascienza che vi dovete rivolgere. Ecco allora alcuni suggerimenti: La civiltà degli eccelsi (Across a Billion Years, 1969) di Robert Silverberg, La sfera di Dyson (The Starless World, 1978) di Gordon Eklund, La sfera spezzata (Shattered Sphere, 1994) di Roger MacBride Allen, seguito de L'anello di Caronte (The Ring of Charon, 1990), o l'eccellente Il Sole dei soli di Karl Schroeder (Sun of Suns, 2006) edito da Zona 42 e appartenente al Ciclo di Virga di cui è appena uscito il seguito Regina del Sole (Queen of Candesce, 2007) e di cui sono in via di pubblicazione gli altri volumi sempre a cura di Zona 42.
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