Magazine Attualità

SU VOLONTA’ E RAPPRESENTAZIONE #filosofia #realtà #apparenza

Creato il 17 novembre 2014 da Albertomax @albertomassazza

de chirico

La rappresentazione non è di per sé contrapposta alla volontà, come l’illusione alla realtà. La volontà, schopenhauerianamente intesa come universale impulso alla vita, non può che manifestarsi come rappresentazione, attraverso la mediazione della volontà individuale, intesa come scelta razionale delle persone. Se la rappresentazione non aderisce alla volontà universale lo si deve al carattere egoistico della volontà individuale che, nella sua opera di mediazione, è mossa dal desiderio di affermarsi nel mondo, a prescindere dai valori di cui si fa portatrice. Nel suo affermarsi nel mondo, la volontà individuale ha come orizzonte la rappresentazione che il mondo da di sé, non la necessità di manifestare imperturbabilmente la propria essenza. D’altronde, quantomeno in una società in cui l’interazione è fortemente sviluppata, l’introspezione attraverso la quale si giunge alla conoscenza del sé nasce dal bisogno di trovare vie alternative per la propria rappresentazione, evidentemente per l’insuccesso o l’insoddisfazione ottenuti nell’affrontare la strada prioritaria per l’affermazione nel mondo.

C’è da osservare, piuttosto, che nel mondo attuale, dominato dalla comunicazione e dalla spettacolarizzazione dell’ordinario (conseguenza del mito del benessere e dell’automatizzazione che sgravano la vita dall’eroismo della fatica e predispongono alla mistificazione epica della noia), tutto si risolve nella rappresentazione e la coscienza della volontà universale non viene più avvertita come esigenza in sé, quanto piuttosto come atto conforme a una rappresentazione del mondo condivisa non in base agli intimi convincimenti degli individui, ma alle convenzioni della cultura civica. Se non si avverte più la vita oltre la rappresentazione, il Velo di Maya non segna più il confine tra l’illusione e la verità, tra l’ignoranza e la conoscenza, ma tra la vita e qualcosa che le sta oltre e che si ritiene superflua ai fini della vita stessa. A questo punto, oltrepassare la rappresentazione non è più un cammino di conoscenza verso più compiute dimensioni, ma un irreversibile porsi oltre la vita stessa ed esporsi alla condanna dell’alienazione.

P.s: stare al mondo è pura rappresentazione; essere al mondo è rappresentazione e volontà; sentire il mondo è pura volontà.



Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog