Ecco l’appello di Salvatore Vassallo, al quale ho aderito, per convocare subito il Congresso del Partito Democratico senza modifiche alle regole fissate dallo Statuto. La petizione si può firmare qui.
Il PD ha un urgente bisogno di darsi una linea politica e una leadership scelte democraticamente, dopo essere passato dall’alleanza di Vasto alle larghe intese, attraverso una campagna elettorale che non ha convinto e una gestione non lineare del risultato. Di fronte alla fragilità dell’equilibrio su cui si regge l’attuale Governo e alla sua difficile navigazione, ogni rinvio del Congresso, oltre che illegittimo, sarebbe da irresponsabili. Il contenuto del nostro appello è semplice. Rispettate le regole! Apriamo subito una riflessione seria sui problemi dell’Italia e su come uscirne!
A Guglielmo Epifani, Segretario Nazionale del Partito Democratico
Da iscritti o da elettori, sosterremo candidati diversi, anche in aperta contrapposizione tra loro. Alcuni di noi pensano che il segretario nazionale del Pd debba essere anche il nostro candidato Premier, altri che sia più utile tenere distinte le due figure. Una alternativa di cui certamente continueremo a discutere e che in ogni caso non può essere risolta una volta per tutte da una norma che rigidamente imponga una delle due soluzioni. Ma, insieme, chiediamo con forza che il Congresso si svolga nei tempi e nei modi fissati dallo Statuto, come nel 2009.
Agli eletti e ai dirigenti del PD chiediamo di sottoscrivere questo appello, rivolto al Segretario Nazionale Guglielmo Epifani.
Quando abbiamo fondato il PD abbiamo scelto di dare valore alle regole della nostra democrazia interna. Perché il PD non è un partito personale, di proprietà dei dirigenti pro tempore. E nel PD quindi i dirigenti pro tempore non possono modificare le regole a piacimento.
Tutti i democratici non si stancheranno mai di condannare il blitz con cui una maggioranza parlamentare non più tale tra i cittadini, quando il suo mandato stava per concludersi, decise di cambiare il sistema elettorale al solo scopo di limitare i danni di una sconfitta elettorale imminente e al costo di rendere ingovernabile il Paese. Nel nostro partito non può accadere una cosa simile. Una segreteria di transizione e un gruppo dirigente eletto in un contesto ormai superato, a mandato concluso, non possono modificare lo Statuto. L’arbitro non può cambiare le regole nel momento in cui sarebbe invece suo dovere fischiare l’avvio di un confronto leale.
Per convocare il Congresso non c’è bisogno del resto di complesse elaborazioni. Sarebbe sufficiente che la Direzione Nazionale approvasse le poche righe che seguono:
«Le elezioni del Segretario e dell’assemblea Nazionale, dei Segretari e delle Assemblee regionali sono indette ai sensi degli articoli 9 e 15 dello Statuto, secondo le modalità già previste dal Regolamento per l’elezione del Segretario e dell’Assemblea nazionale approvato dalla Direzione Nazionale del Partito Democratico il 26 giugno 2009. Ai fini della sua applicazione, tutte le date fissate dal citato Regolamento sono riferite all’anno 2013 e modificate in modo che le elezioni finali, aperte a tutti gli elettori del partito democratico che decidano di essere registrati nell’apposito Albo, anche al momento del voto, siano convocate per il 17 novembre 2013. Ai sensi dei rispettivi Statuti regionali, le Direzioni Regionali deliberano, entro il 10 settembre, le modalità delle elezioni dei Segretari provinciali e di circolo che dovranno comunque svolgersi in concomitanza con le riunioni di circolo di cui all’articolo 4 del citato Regolamento Nazionale. In caso di mancata approvazione del regolamento regionale entro il 15 settembre 2013, provvede la Commissione nazionale.»