Anche oggi continuo sul tema della beat generation che, come si sarà capito, mi è particolarmente caro. E per esprimere musicalmente quel periodo non si può non citare Bob Dylan, al secolo Robert Allen Zimmerman.
Egli aveva sempre sognato la vita da hobo, quella descritta da Jack Kerouac. Gli hobo sono, praticamente, i vagabondi che si muovono tramite autostop. Presto, lascia l’università per andare a trovare il cantante folk Woody Guthrie, uno dei suoi miti e da cui prenderà la sua influenza. Nonostante Bob amasse il rock ‘ n’ roll, questo genere ormai stava diventando troppo commerciale, mentre il folk stava diventando il vero genere con cui esprimere la ribellione del momento. E il folk di quel momento era quasi ai massimi livelli con il già citato Guthrie (che però era in fin di vita quando si incontrò con Dylan) e Pete Seeger.
Dopo l’incontro con Guthrie, Bob produce dei successi come “Blowin’ in the wind” e “The times they are a-changin’”. Successivamente, incontra i poeti beat, come Ferlinghetti e Ginsberg, e, ritornando alla sua passione per il rock and roll, fonde le basi di questo genere musicale con i testi più impegnativi del folk. Da ciò, emergerà il successo che voglio farvi ascoltare oggi: “Subterranean homesick blues”.
Partiamo dal leggere il testo (tradotto).
“Johnny è in cantina / a mescolare la medicina / io sono sul pavimento / e penso al governo / L’uomo con l’impermeabile / mostra il distintivo / e dice di avere una brutta tosse / Vuole essere pagato / Fà attenzione ragazzo / è qualcosa che hai fatto / Dio sa quando / ma lo stai rifacendo / meglio che svicoli nel vicolo / per cercare un nuovo amico / Il tizio con il cappello di pelle di procione / nel grande recinto / vuole banconote da undici dollari / tu ne hai soltanto da dieci. / Maggie arriva con pie’ veloce / la faccia piena di fuliggine nera / dice che il calore ha messo / piante nel letto ma / comunque il telefono è intercettato / Maggie dice che molti dicono / che devono cacciare ai primi di maggio / ordini del magistrato / Fà attenzione ragazzo / non importa quello che hai fatto / cammina in punta di piedi / non provare “No doz” / meglio stare lontano da quelli / che portano in giro una manichetta antincendio / tieni il naso pulito / attento ai vestiti comuni / non hai bisogno di un meteorologo / per sapere da che parte soffia il vento. / Ammàlati, guarisci / gira intorno ad un calamaio / Suona il campanello, difficile da dire / se qualcosa sarà venduta / sfòrzati, èscine, / ritorna, scrivi in braille, / và in prigione, salta la cauzione / arruòlati se fallisci, / fà attenzione ragazzo / sarai colpito / Ma consumatori, imbroglioni / sei volte perdenti / gironzolano fuori dai teatri / La ragazza del vortice / cerca un nuovo pazzo / Non seguire i leaders / attento ai parchimetri. / Ah nasci, stai al caldo, / pantaloncini, avventura, impara a ballare / Vèstiti, benediciti / cerca di ottenere successo / compiacila, compiacilo, compra regali / non rubare, non sgraffignare, / vent’anni di studio / e ti mettono al turno di giorno / Fà attenzione ragazzo / che insabbiano tutto / Meglio saltare in un tombino / accenditi una candela / non indossare sandali / evita gli scandali / non vorrai essere un fannullone / meglio masticare gomma / la pompa non funziona / perchè i vandali hanno preso la manovella.”
Testo strano? Il flusso con cui racconta queste storie richiama molto lo stile poetico di Ginsberg (non a caso questa canzone nasce dopo l’incontro con lui), ma si rifà anche al flusso cui era solito Jack Kerouac (stile che non riusciamo a percepire in pieno noi in Italia se leggiamo le opere tradotte) e allo stile socialmente impegnato di Seeger e Guthrie. Tuttavia, a ben vedere, qui Dylan si limita a illustrare come “il mondo va a rotoli”, ma non dice come reagire. Infatti, se ricordate “Masters of the war” (che leggemmo tempo fa), Dylan condanna duramente i “signori della guerra”. In questo testo, invece, ricorre spesso l’espressione “fa attenzione ragazzo”, ma niente più.
Musicalmente, poi, la canzone si ispira a Chuck Berry, ed è stato questo l’elemento determinante per la scelta di questa canzone oggi!
Non è una canzone magnifica? Personalmente, la amo!
Un po’ di curiosità adesso… Questo può essere definito il primo video musicale della storia musicale, sebbene faccia parte di un documentario che riguardava il cantante. I cartelli, inoltre, furono scritti la sera prima di girare il video da Dylan, Ginsberg e i due cantanti Donovan (Leicht) e Bob Neuwith. Infine, si riconduce questa canzone a una delle basi per la nascita del rap e dell’hip-hop, data la velocità con cui sono cantatate le parole.
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