Questo articolo è stato ispirato dal budoka Nicola durante la lezione di armi dello scorso 16 ottobre. Quindi lo ringrazio sin da ora, grazie Nicola!
Ogni conversazione, battuta o riflessione, possiamo sapere quanto vale… immortalandola in un post, tipo “Suburi come il Sale”.
La definizione “Q.B.” significa “quanto basta”. Nei ricettari almeno si scrive sempre così, per indicare che l’aggiunta di sale deve portare la pietanza al giusto grado di sapidità. Già, ma quando una pietanza è “giustamente” sapida? Chiedetelo a un ragazzino che divora ogni giorno quantità industriali di patatine e popcorn: “più sale c’è e meglio è…” sarà la probabile risposta; all’opposto, il raffinato buongustaio attento alle sfumature dell’aroma, darà una risposta esattamente contraria: “Sale? Il minimo indispensabile…”. Questione di gusti, certo, ma il gusto si può anche educare: è dimostrato che riducendo gradualmente la quantità di sale che si consuma, il palato a poco a poco si adatta, al punto che, nel giro di pochi mesi, si può arrivare a eliminare quasi totalmente il sale dalla tavola, senza rimpiangerne la mancanza. Del resto, utilizzare poco sale in cucina significa anche riscoprire il gusto naturale degli alimenti: si potranno riconoscere sapori ormai dimenticati e apprezzare sfumature altrimenti coperte da un gusto troppo intenso.
Sicurante sono espressioni che hai già sentito o letto da altre parti ma ci tenevo a fare questo cappello introduttivo per arrivare al Q.B…. dal punto di vista marziale dei Suburi.
Per inciso, i “suburi” sono esercizi fondamentali che in Giappone vengono utilizzati anche nel linguaggio tennistico, golfistico e del baseball, mentre in occidente sono associati alla pratica esclusivamente marziale. Nel Kendo, nel Ken-jutsu e nello Iaido in particolare, il suburi rappresenta uno o più movimenti che costituiscono le basi tecnico-didattiche di un’arte con la spada (con shinai, bokken o iaito/katana non fa alcuna differenza)
Nella mia sinora breve ma intensa esperienza con l’arma tradizionale per eccellenza in auge nel mondo degli antichi Samurai, ho sperimentato tutti i suburi possibili, compresi quelli col jo (bastone in legno) contemplati nello studio dell’Aikido. Migliaia di ripetizioni del classico “shomen” (il taglio verticale dall’alto in basso), e non molte meno dei kesa-kiri (tagli obliqui dall’alto in basso), oltre ai vari tipi di tsuki (affondi), kamae (posizioni di guardia) e combinazioni varie… fino alla nausea.
Hai capito bene. I suburi sono di una noia mortale… e se non hai un obiettivo preciso e una passione simile alla mia, ti stancheresti dopo una mezz’oretta di lezione. Pensa che per apprendere bene uno dei suburi, considerando i più semplici, ci vorrebbero una decina di lezioni da un paio d’ore ciascuna! Ripetendo sempre lo stesso movimento. Troppo stroppia, come il sale, e resterei solo con la mia spada ad eseguire l’esercizio. Facendo poche ripetizioni, invece, si rischia di non imparare alcunché… quindi ho cercato la giusta misura, il giusto equilibrio: il famoso Q.B.
E l’ho messo in pratica col folto gruppo di praticanti del neo-corso di armi tradizionali giapponesi: un vero successo dal punto di vista del divertimento e dell’apprendimento! Vuoi sapere come ho fatto? Scrivimi un commento qui sotto o privatamente alla mail: [email protected]
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