Approfittando della Festa del Cinema mercoledì sono andata a vedere Suburra, film diretto dal regista Stefano Sollima e tratto dall'omonimo romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo.
Trama: a Roma, nel novembre del 2011, si intrecciano i destini del parlamentare corrotto Malgradi, del boss Samurai, del PR Sebastiano e di due famiglie di spicco della malavita romana, il tutto mentre il Papa confida al camerlengo uno sconvolgente segreto...
Non può piovere per sempre, si diceva in un vecchio cult anni '90. Eppure, quel che resta soprattutto del film di Sollima è la visione di un impenetrabile muro di incessante pioggia, mentre nelle nostre orecchie riverbera continuo lo scrosciare di un novello diluvio universale. Sembra quasi che un impietoso giudizio divino sia intenzionato a spazzare via la Capitale dalla faccia della Terra, a mondarla da tutto lo sporco e la corruzione che albergano nella Suburra, naturale evoluzione della sub-urbe dell'antichità e sentina dove allignano malviventi, drogati, codardi, schiavi del potere, prostitute, pervertiti e politici della lega più infima che possiate immaginare. Con tutta quest'acqua, uno pensa, sarebbe naturale mondarsi dallo schifo che Sollima sbatte sul grande schermo, invece no: si esce dalla visione di Suburra sentendosi sporchi, con un gran peso sullo stomaco, il terrore di venire colpiti da atti di violenza gratuita, desiderosi soltanto di respirare aria fresca e purgarsi il cervello. Forse perché è più facile chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie, fingendo che gli orrori raccontati dal regista siano frutto di fantapolitica o pregiudizi sinistroidi e populisti quando la realtà edulcorata ci passa davanti tutti i giorni appena accendiamo la TV e cominciamo a guardare il telegiornale: Tangentopoli, Mafia Capitale, politici di destra che scivolano prima al centro poi a sinistra, PDini che ragionano come i Berlusconiani, gente che muore sulle strade, pedofilia, prostituzione, scandali in Vaticano, chi più ne ha più ne metta, sono cose talmente radicate nella nostra concezione di società che, raccontate con piglio professionale da un mezzobusto, arrivano a sembrarci distanti e quasi accettabili, una terribile, normale amministrazione che ci indigna per un paio di giorni, sì, giusto il tempo di scrivere qualche status su Facebook, prima di dimenticarle per sempre. Eppure ricordo bene quando da bambina avevo un sacro terrore di quella "cosa" chiamata Mafia, capace di renderti orfana o ucciderti senza un perché, magari davanti a membri compiacenti delle forze dell'ordine. Ricordo molto bene il senso d'impotenza provato davanti allo sceneggiato La Piovra, nel quale politici, magistrati e delinquenti cospiravano uniti dall'unico scopo di fare soldi senza preoccuparsi del sangue che avrebbe bagnato le strade. Forse se lo ricorda anche Sollima perché, sfruttando i recenti scandali romani, il regista firma un La Piovra 2.0 capace di suscitarmi lo stesso senso di angoscia ed impotenza provato da bambina.
Dimenticate Quei bravi ragazzi, Casinò, Mean Streets, persino Romanzo criminale. Nella macchina da presa di Sollima non c'è posto per la punta di indulgenza, il rispetto e il glamour scorsesiani e neppure per il carisma di Freddo e compagnia, c'è solo la grandissima, stomachevole consapevolezza del vuoto cosmico incarnato dai figli di mignotta che sfilano sullo schermo. Personaggi patetici che, come diceva Frankie Hi NRG, hanno mani "ipocrite, mani che fan cose che non si raccontano altrimenti le altre mani chissà cosa pensano" e che, come ratti, bisbigliano i loro piani truci lontani da occhi indiscreti. Nonostante la pioggia battente, infatti, buona parte di Suburra è girato in interni (il parlamento, la cafonissima villa degli zingari, il centro commerciale, gli abitacoli delle auto, le camere d'hotel, le discoteche) o comunque dentro pochi ambienti esterni ben delimitati che si ripropongono ciclicamente per tutta la durata della pellicola. La gente comune non ha la facoltà di entrare in questi luoghi di potere e quando lo fa (o quando ne esce, più o meno volontariamente) si fa molto male perché l'insidiosa Suburra romana ha delle zanne potenti ed invisibili, zeppe di un veleno che è sia temporale che spirituale. Avrete notato, nel trailer, la presenza di un Pontefice. Ecco, il Papa che se ne va e se ne lava le mani di tutto, dando inizio di fatto al countdown verso l'apocalisse che coinciderà con la caduta del governo, è la rappresentazione perfetta di come non esistano redenzione o salvezza per nessuno dei protagonisti né tantomeno per i poveracci che si limitano a vivere all'ombra della Capitale; esistono solo piccole, dolorose vittorie (o meglio, vendette) temporanee, patetiche illusioni di un potere eterno, deliri di onnipotenza e la consapevolezza che i cosiddetti "pesci grossi" non sono altro che avannotti ai quali basta un niente per essere dimenticati e sostituiti dai loro simili fatti della stessa, vomitevole pasta. Tutto questo schifo viene "nobilitato" dalla bravura di Sollima e degli attori coinvolti (Favino è la quintessenza del laido, Germano un topo di fogna fatto e finito, Amendola un perfetto "signor nessuno" come il Massimo Carminati a cui si ispira, la coppia di coatti formata da Alessandro Borghi e Greta Scarano subisce un'evoluzione sorprendente e apprezzatissima, Adamo Dionisi incarna spavaldo un personaggio vomitevole al quale non avrei esistato a spaccare la testa con un badile) e da una colonna sonora a dir poco splendida e coinvolgente, elementi indispensabili per rendere la visione di Suburra piacevole senza però mitigare neppure per un istante l'enorme pugno che vi sfonderà lo stomaco mentre state comodamente seduti in poltrona. Io, incurante dell'angoscia che ancora mi attanaglia, aspetto con ansia sia di riguardare Suburra sia l'uscita della serie nel 2017 e intanto ringrazio Sollima per aver completato la tripletta di gioielli italiani usciti nell'anno cinematografico in corso.
Di Pierfrancesco Favino (Filippo Malgradi), Elio Germano (Sebastiano) e Antonello Fassari (il padre di Sebastiano) ho già parlato ai rispettivi link.
Stefano Sollima è il regista della pellicola. Originario di Roma, ha diretto film come ACAB - All Cops Are Bastards, ed episodi di serie come Un posto al sole, Romanzo Criminale - La serie e Gomorra - La serie. Anche sceneggiatore, ha 49 anni.
Claudio Amendola interpreta il Samurai. Nato a Roma, lo ricordo per film come Vacanze di Natale, Vacanze in America, Soldati - 365 all'alba, Mery per sempre, Ultrà, I mitici - Colpo gobbo a Milano e per serie come Felipe ha gli occhi azzurri e I Cesaroni. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 52 anni.
Jean-Hugues Anglade interpreta il Cardinale Berchet. Francese, lo ricordo per film come Nikita, Jona che visse nella balena, Killing Zoe e Identità violate, inoltre ha partecipato a serie come I Soprano. Anche regista e sceneggiatore, ha 60 anni e due film in uscita.
Se Suburra vi fosse piaciuto recuperate ACAB - All Cops Are Bastards e Romanzo Criminale. ENJOY!
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