Anno davvero memorabile, codesto 2015. Tantissimi i film degni di nota, da rammentare, portare con sé, visioni che ci hanno commosso, divertito, terrorizzato, ammaliato, davvero molte. Tra queste anche un buon numero di pellicole italiane. Assai diverse tra di loro, che però ci fanno capire quanto di buono siamo ancora in grado di fare. Nonostante rosiconi, parolai a perdere e gente così. Non ascoltiamoli né leggiamoli. Parla la qualità delle pellicole che abbiamo visto. Conta solo quello. Credo che i segnali buoni siano quelli che ci mostrano un'industria che diversifica i prodotti in uscita, tenendo sempre conto che ogni nazione, per indole e tradizione, è naturalmente portata a un genere, che poi non è altro che una visione della vita e del modo di viverla. Noi italiani siamo commedianti. Tragici e cialtroni, ma sempre commedianti. Questo non vuol dire che non sia possibile fare altro. Abbiamo avuto e abbiamo ancora oggi grandissimi autori. E artigiani di lusso. Altro che rozzi mestieranti e i loro momenti di gloria postuma, assolutamente ridicoli.Il cinema di genere richiede una grandissima professionalità messa al servizio di un prodotto di alto spessore tecnico e di grande impatto emotivo. Non è terra per far soldi in fretta e furia, con approssimazione, pressapochismo, truffando e sporcando la visione, quindi l'emozione di uno spettatore. Troppi i furbi che hanno girato pellicole orribili, giusto per incassare i quattrini e scappare. Questo modo di fare uccide il cinema e il cinema di genere è una componente importante per la nostra arte preferita. Per questo non possiamo che esser felici quando in regia non c'è un pirla, ma un grandissimo autore come Sollima.D'altronde il padre era un ottimo uomo di cinema. Quante pellicole davvero immortali e notevoli, come "Faccia a Faccia", "Revolver" e tante altre ancora, abbiamo visto ed amato.Non è detto, però, che esser figli di un grande regista aiuti. Non è solo quello. Stefano Sollima è bravissimo di suo. Un ottimo professionista, uno che sa come girare, cosa mettere, quando staccare e quando colpire. Non c'è mai nulla di gratuito o immotivato nelle sue opere. Violente, certo, ma mai ciniche, mai cattiviste da happy hour, c'è dolore e sofferenza. Una visione amarissima della vita. Ma a modo suo anche etica e morale.
Suburra è così.
Tratto da un libro scritto da Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo, la pellicola è un canto funebre, un fiume in piena che travolge le persone, le loro vite e la nostra fragile Nazione. Opera nerissima, non soltanto per il bellissimo campionario di fascisti e post fascisti che vediamo agire tra criminalità e politica, ma sopratutto per la visione profondamente amara che offre del paese e dei suoi abitanti. Certo, il rischio di un discorso qualunquista, del " tutto un magna magna", dell'insistere su un solo aspetto e cercare di renderlo universale, c'è. La bravura di Sollima è proprio questa: arrivare al limite e ritirarsi prima di precipitare.Perché possiamo anche avere un'idea diversa sulla nazione e sugli italiani, possiamo dire che non tutto è Suburra e i suoi personaggi, che esiste anche una nazione più sana, pulita, persone decenti. E nello stesso tempo amare profondamente codesto film. Sia da un punto squisitamente cinematografico, azzardo " tecnico", che per altre ragioni. Tipo farci partecipare emotivamente a certe scene. In particolare, per me, l'ultima che vede in azione un ottimo e superbo Elio Germano.
L'opera continua il discorso iniziato con quel film eccellente, importante, a suo modo particolarissimo e innovativo che è stato Acab, che forse preferisco un pelino di più o forse no, forse sono talmente belli codesti films che non ha senso dire: meglio uno, meglio l'altro. Meglio sto cazzo, direbbero i protagonisti di Suburra.Indagine sul Male nella nostra Nazione, che dilaga, si infiltra in ogni posto. Sguardo sghembo, obliquo, tra morale e "tipi" da cinema. Però senza mostrare nessun trucco, senza dirti: va che cito un vecchio film con Merli, no ora ti sto citando la frase di quel poliziesco dei 70, nessuna di codeste cazzate post citazioniste che tanto ci hanno rotto le palle. O, meglio, se ci dovessero essere, ben inserite, senza che distolgano l'interesse sulla trama e i personaggi.Sollima ama contaminare, mischiare,genere purissimo e potente con argomenti di cronaca. Contaminando e sporcando la realtà con il cinema. Non è come spesso accade: cioè il cinema che deve correre a presso alla realtò, ma è essa a esser manipolata, devastata, scomposta, resa presenza di fondo, per esaltare la violenta discesa negli inferi dei personaggi. Non è cinema di denuncia o politico in senso classico, non ha nulla a che fare con esso. Ma lo usa come pretesto per fare un discorso alto sul modo di fare cinema di genere. Questo modo di concepire il cinema lo rende regista unico a livello nazionale e forse non solo
Film che funzione come storia, come regia, e come interpretazioni. Ha un cast davvero notevole. Alessandro Borghi, l'abbiamo visto nel bellissimo film testamento di Caligari : Non esser cattivo. Pellicola che qualcuno potrebbe aver la tentazione di paragonare con questa di Sollima, ma farebbe un grosso e grossolano errore di giudizio e comprensione dei due films. Profondamente diversi, entrambi a dir poco meravigliosi. Qui Borghi riveste il ruolo di un boss giovane, rampante, violento, una sorta di Tony Montana di Ostia, con una sua banda di fedelissimi tra i quali spicca la sua donna: una magnifica, memorabile Greta Scarano. Meravigliosa angelo tossico della morte e della vendetta.Certo, appena vediamo il personaggio di Borghi sappiamo che fine farà. Come la storia dell'onorevole che rimane invischiato in uno scandalo sessuale, è già vista e rivista. Ma sbagliamo se ci dovessimo fermare a questo.Perché sono le regole del genere "noir-poliziesco". Si parte sempre da quei due o tre temi, ma bisogno vedere non tanto il cosa, ma il come si mostra, si narra, si mette in scena. Qui siamo ai livelli di Sicario, non tanto di "un cinico, violento, infame ". Per fortuna, direi.
Film apocalittico? Certo. Dall'onorevole con un passato nell'estrema destra, a Samurai, bravissimo Amendola, fino alla banda di zingari che terrorizzano la città, ai nuovi boss rampanti, all'escort, tutti sono animali braccati dal loro destino. Colpiti e affondati dalle loro responsabilità. Dal loro senso di onnipotenza, dalla loro idiozia e vigliaccheria, in certi casi. Eppure non sento nemmeno un discorso moralistico, pesante, di condanna a priori. Momenti di umanità attraversano quasi tutti.
Film che fa male, perché impone anche una riflessione su come siamo finiti. Ma non da ora. Da quando si è permesso che si usassero le maniere forti contro operai e studenti in piazza, ma non contro i signori della droga, della morte. Quando per paura, convenienza, abbiamo taciuto e guardato oltre, quando si è votato a cazzo di cane, che tanto la democrazia è solo una crocetta, non un progetto politico. Anzi, la politica fa schifo,ma se abbiamo bisogno vai a far la fila dal politico, per un favore. Come vai da un boss, o un prete.. Popolo che vede eroici i criminali e coglioni gli onesti. O che rigurgita giustizialismo grossolano, o garantismo opportunista e cretino. Sotto un temporale, che dovrebbe anche evocare un castigo divino. Ma pure dio si è rotto le palle di noi. Dimenticati in eterno.