Succede di marzo

Da Naimablu

Hiroshige
La neve custodisce una mattina, nei movimenti silenziosi di una vita che la sta guardando accadere.
Piccoli gesti, lenti, d’una lentezza che non è rassegnazione, ma scelta.
Niente di scontato in quei gesti per Maria e per una vita, la sua, disabitata da tempo.
Lei sa esattamente il momento in cui ha deciso d’andar via.
Non per caso, neppure d’improvviso, la sua è stata una partenza voluta. Giunto il momento, ha afferrato la maniglia, spinto con decisione verso il basso, tirato verso di sé e, all’apertura del varco, oltrepassato la linea che divideva il pieno dal vuoto.
Non ha saltato, ma piantato con decisione il piede destro oltre la linea e trascinato il sinistro mantenendo il controllo, senza distrazione: nel vuoto ha voluto arrivarci con tutto quel peso che nel pieno non riusciva più a sostenere.
La scelta più difficile e coraggiosa della sua vita, forse la più pericolosa: chi lascerebbe il pieno per il vuoto?
Quel pieno, era davvero pieno?
Per Maria no!
Lei, che aveva avuto l’infanzia che tutti avrebbero voluto avere, che aveva concluso a pieni voti i suoi studi, che quando aveva incontrato Luca per la prima volta non aveva avuto dubbi sul fatto che sarebbero invecchiati insieme, che aveva gioito per il suo primo incarico come maestra alle scuole elementari, che aveva tutto e che un giorno aveva visto sottrarsi la cosa a cui teneva più d’ogni altra.
“Mi dispiace Maria, escludo la possibilità che tu possa avere bambini. Una gravidanza metterebbe in pericolo la tua vita. So che è difficile, ma devi cercare di abituarti all’idea” il fatto che a dirglielo fosse una voce amica, quella che l’aveva vista nascere, proprio non riusciva a rincuorarla.
Lei ci aveva provato a rassegnarsi all’idea, ma un giorno, nonostante le cure di Luca che l’aveva sostenuta con tutta la forza e l’amore che potesse, ha deciso d’andar via e lo ha fatto nel modo più difficile: continuando a vivere nell’assenza.
Maria non c’era più anche se c’era, respirava, non viveva, non era più nemmeno possibile pensare di ricordarlo un suo sorriso e il suono era ormai perso come il ricordo della sua vita felice.
Aveva anche smesso di insegnare, la vista di tutti quei bambini e delle loro mamme, che sembravano vivere solo per il sorriso di quei piccoli fiori di cui prendersi cura, non riusciva più a sostenerla. Non faceva che ripetersi: “È finita, non c’è altra ragione per cui continuare a vivere”.
Luca non riusciva più a trovare il modo per starle vicino, ma non mollava.
Più lei si ostinava a non vivere più l’amava e, quel giorno, decise di rischiare, avrebbe inviato quella richiesta e, se conosceva bene Maria, com’era certo di conoscerla, quella sarebbe stata una nuova ragione di vita, un modo per rinascere e dare un nuovo senso al futuro.
Luca non si sbagliava.
Maria, stamattina, ha qualcosa di nuovo nello sguardo, qualcosa che stringe con la stessa forza con cui si avvolge nel suo cardigan color amarena che era finito in fondo all’armadio perché troppo colorato.
Adesso è tutto chiaro, sa cosa voleva dire Luca, quando quella mattina di qualche tempo fa le ha detto: “Ti fidi di me? Devi dirmi solo sì, credi di volerlo fare?”, aveva risposto “Sì”, senza entusiasmo, ma con nessuna riserva, nella sua presenza-assenza. L’unico respiro di vita lo trovava negli occhi di Luca che non avevano mai smesso di guardarla come la prima volta che s’erano incontrati.
“Sì” ripete, adesso, Maria a bassa voce, mentre guarda la neve entrare nella sua giornata in punta di piedi.
Riscalda le mani avvolgendole alla tazzina del caffè , nell’altra stanza continua a sentire tutto il frastuono che fa quel vecchio marchingegno che Luca chiama radio d’epoca e che per lei non è che inquinamento acustico, continua a non curarsene, anzi, per la prima volta pensa a quel rumore come suono, mentre gode del profumo del caffè e non riesce a slegare lo sguardo da quei fogli sul tavolo.
Li prende tra le mani, li accarezza, poi dà un’occhiata fugace al giornale, si sofferma sulla data e pensa: “È marzo, l’ho sempre detto che in questo mese tutto può succedere! Ti amo Luca e so che insieme riusciremo a fare del nostro amore una casa accogliente per questa piccola vita che sta per arrivare”.
Maria ha scelto di nuovo, ha afferrato la maniglia, l’ha spinta con forza verso il basso, ha spinto lontano da sé. È un ritorno, il passo, adesso, è leggero, per non rompere la magia di quella sorpresa vestita di bianco.
Il pieno è ritornato pieno in questa mattina in cui le uniche parole da cui Maria non riesce ad allontanarsi sono quelle che abitano su quei fogli bianchi:”Inizio pratiche d’adozione”.


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