Sucker Punch

Sucker Punch, sceneggiatura originale di Zack Snyder (a quattro mani con Steve Shibuya), regista noto per 300 e Watchmen, entrambi adattamenti da graphic-novel (rispettivamente Miller e Moore). Un film che si presenta fin da subito come molto caratteristico, a livello visivo: bombastico, estremo e totalitario, nel suo raffigurare una realtà estetizzata e carica di riferimenti artistico-culturali.

Snyder conferma la sua completa fascinazione per il mondo del fumetto e del videogame, confezionando ancora una volta una pellicola che ha molto in comune con questi media. Il regista ha descritto il film come un “Alice nel Paese delle Meraviglie con le mitragliatrici, con draghi, bombardieri B-25 e case chiuse”.

Questa scelta, se da un lato riporta sullo schermo ritmi, colori e modus operandi vicini a 300, rappresentandone quasi il corrispettivo femmineo, d’altra parte è anche  un film più complesso di quel che sembra, essendo essenzialmente una storia che ne contiene altre due, in una sovrapposizione di tre piani di realtà, unificate dal ruolo della protagonista, Baby Doll (Emily Browning).

Il film è ambientato negli anni ‘50, e segue la vita della giovane orfana Baby Doll, rinchiusa in una casa di cura per malati di mente dal crudele patrigno, in seguito a un tentativo di violenza finito con la tragica morte della sorella minore. All’interno della struttura la giovane viene destinata alla lobotomia, e, nel periodo che trascorre in reclusione, si rifugia nel suo inconscio, dove i traumi subiti, il dolore e la paura, vengono rielaborati nella creazione di una realtà alternativa, in cui le degenti (Vanessa Hudgens, Abbie Cornish, Jamie Chung e Jena Malone) sono le bellissime, seducenti entraineuses di un bordello di lusso.

Questo il livello narrativo predominante, per durata,  al quale si aggiunge il mondo fantasy e immaginifico delle trance di danza estatica di cui la giovane è capace. Questi momenti sono realizzati come un completo stacco narrativo e rappresentativo, e seguono quasi lo stile dei moderni videoclip musicali, piuttosto che dei videogame d’azione, in un fiorire di effetti speciali, trovate tecniche, bullet-time e coreografie spettacolari.

La trama che lo spettatore è portato a seguire racconta dunque il progetto di fuga delle cinque ragazze dalla casa chiusa, attuato attraverso il furto di vari oggetti chiave, per sottrarre i quali il gruppo si getta in missioni rocambolesche nel mondo dei sogni di Baby Doll, fra le trincee della Prima Guerra Mondiale, nei castelli assediati da orchetti e draghi, su treni infestati da robot omicidi. Il mondo mentale, onirico di una ragazzina degli anni 2000, ma caratterizzato dall’estremo tentativo di affermare concetti come libertà, individualità e potere della fantasia.

Esiste una correlazione diretta, come si è detto, fra l’estetica di 300 e quella di Sucker Punch, debitamente declinata al moderno e al femminile, ma vi è anche un’altra linea estetica parallela, che, attraverso la centralità della musica, della danza e del burlesque, unisce questo film a Moulin Rouge.

Snyder stupisce ancora positivamente per la sua capacità di sintesi di vari linguaggi, che vengono colti e rielaborati dalla sua macchina da presa, in un universo sicuramente eccessivo, strabordante, e iper-saturo, ma altrettanto ricco di fascino.

Un progetto senza dubbio difficile, per ambizioni e realizzazione, nella sua volontà di unire materia da fast-food cinematografico all’introspezione psicologica multi-livello.
Cinema di intrattenimento, senza dubbio, eppure non del tutto privo di sue qualità.
 

Titolo originale Sucker Punch

Paese Stati Uniti

Anno 2011

Durata 109 min.

Genere azione, fantastico

Regia Zack Snyder

Sceneggiatura Zack Snyder, Steve Shibuya

Produttore Jim Rowe, Deborah Snyder, Zack Snyder

Fotografia Larry Fong

Montaggio William Hoy

Scenografia Rick Carter

Costumi Michael Wilkinson