E’ accaduto a pochi chilometri da Juba, capitale delSud-Sudan, in località Gudele.
Un giornalista del "Sudan Tribune", tale Diing Chan Awuol, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco, nel corso della notte tra martedì e mercoledì, da ignoti, dinanzi alla sua abitazione.
Quasi certamente i mandanti seguivano da tempo l’operato del redattore, il quale, per altro, consapevole dei pericoli che correva e dei quali ne aveva parlato anche con alcuni colleghi, firmava i suoi articoli quasi sempre per questo motivo con uno pseudonimo.
Ma i contenuti,secondo gli oppositori politici che comunque lo avevano individuato, erano lesivi dell’autorità dell’attuale governo del Sud-Sudan, specie della persona del presidente,Salva Kiir.
Awuol rimproverava di continuo, infatti, l’ampia discrezionalità data a certi di gruppi ribelli nel Paese e suggeriva nei suoi “pezzi” giornalistici di non prendere, ex abrupto, politicamente eccessive distanze da Khartoum.
Quanto ai gruppi ribelli il giornalista sollevava l’obiezione del non rispetto dei diritti umani nel giovane Stato africano, nato appena nel luglio del 2011 e allora con tante aspettative, parecchie delle quali, nei fatti, andate già deluse.
Il negativo di un fattaccio del genere sta a significare una sola e semplice cosa : in Sud-Sudan non c’è dialogo politico tra i membri del governo.
Gli ex-ribelli preferiscono aggredire, addirittura eliminare fisicamente l’avversario, piuttosto che discutere, da pari a pari , pur essendo magari di differente parere.
E la stampa, sopratutto, non deve avere né occhi per vedere, né orecchie per ascoltare.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)