Dalla firma del cessate il fuoco tra governo e ribelli, lo scorso 9 maggio, 66.000 persone hanno abbandonato le proprie case: lo ha riferito l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Acnur), documentando il flusso continuo di sfollati interni e rifugiati nei paesi vicini.
In base ai dati diffusi a Ginevra, con gli ultimi 46.000 civili, ad oggi un milione di sud sudanesi sono sfollati interni dall’inizio del conflitto lo scorso dicembre.
A questi si aggiungono altre 370.000 persone che hanno trovato rifugio oltre i confini nazionali.
“Il numero di civili in fuga continua ad aumentare e non si fermerà nelle prossime settimane, anche per fuggire alla carestia” ha avvertito Adrian Edwards, portavoce dell’Acnur. Quattro milioni di sudanesi, circa un quarto della popolazione, è a rischio carestia.
Proprio per tutelare la popolazione indifesa, ieri il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato una risoluzione che assegna come “mandato prioritario” ai caschi blu della missione in Sud Sudan (Unmiss) quello di “proteggere i civili”, invece di “focalizzare capacità e risorse sulle attività di costruzione dello Stato”.
Le truppe di peacekeeping sono autorizzate ad “utilizzare tutti i mezzi necessari per tutelare la popolazione, monitorare ed indagare sulle violazioni dei diritti umani, aiutare alla consegna degli aiuti umanitari e sostenere la cessazione delle ostilità”.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)