Il Sud-Kordofan è una regione di confine, posta tra il Sudan del nord, dove governa (o meglio sarebbe più opportuno dire " regna") El Bashir, l'ennesimo straricco tiranno d'Africa, ricercato persino dal tribunale internazionale de L'Aja, e il Sud-Sudan, il recentissimo Stato africano, nato appena mesi fa e dove la povertà della gente si coglie a vista d'occhio, senza bisogno di statistiche a conferma.
Il Sud-Kordofan è una zona agricola pianeggiante (si tratta di altipiani), circondata ad est dalle catene dei monti Nuba, dove vivono non più di tre-quattromila persone in prevalenza agricoltori e pastori.
Per gli agricoltori va tutto bene esclusivamente nella stagione delle piogge,che va grosso modo da marzo a settembre, perché la terra offre il sostentamento necessario alle famiglie del luogo sia attraverso quei prodotti di pura sussistenza familiare, sia attraverso la vendita o lo scambio al mercato per ottenere in cambio latte e carne dai vicini pastori.
Quando non piove però, la terra si trasforma in autentico deserto.
E c'è fame. Molta fame in giro e di fame, se non lo sapessimo, si può anche morire.
A tutto ciò si aggiunga di questi tempi (e siamo appunto nella stagione secca) che l'esercito del Sudan del nord sta conducendo ripetuti attacchi nell'area contro un gruppo ribelle, definito, a torto o ragione, storicamente vicino al Sud-Sudan.
Siccome poi nel Sud-Kordofan si produce anche gomma arabica,che interessa parecchi mercati al di là dei limiti dati dalle frontiere della regione, i combattimenti impediscono il regolare svolgimento dei trasporti, causando un ulteriore danno economico alla gente del luogo.
Stime attendibili delle Nazioni Unite,combinate con quelle della Mezza Luna Rossa sudanese, una delle poche organizzazioni umanitarie, che beneficia di accesso garantito in Sud-Kordofan, indicano che da giugno scorso sono fuggite da lì almeno 200mila persone, spinte da fame e paura.
Alcuni di essi, circa 10mila, pare abbiano varcato il confine con il Sud-Sudan per rifugiarvisi.
E sono in una zona ,dove ripetuti sono gli scontri tra tra i rispettivi eserciti di Khartoum e di Juba.
Il Sud-Sudan ,lo sappiamo, povero di strutture e altro ancora, è tuttavia uno scrigno di autentici tesori nel sottosuolo.
A cominciare dal petrolio, che nord e sud del Sudan si sono sempre contesi e si contendono, e che è stata anche all'origine della secessione del meridione.
In conclusione, secondo alcune emittenti locali del sud pare che, a causa dei combattimenti tra esercito e sedicenti ribelli, soltanto tra i profughi, ovviamente poveri in canna e malconci in quanto stremati dalle lunghe marce, siano morte, a Talodi e Taruje, almeno 19 persone.
Io la chiamerei "maledizione" dell'oro nero o comunque ingordigia generalizzata, cifra di una globalizzazione che avrebbe potuto essere ben altro.
Perché?
Perché al mondo degli affari,specie quello delle rapacissime multinazionali ,che si affanna di minuto in minuto a strappare a governanti corrotti corruttibili concessioni su concessioni, di tutto questo non importa proprio un bel niente.
E poi, perché dovrebbe ? Questi"rampanti", che contrattano, gli "yes man" dela BP o della Shell (a caso) o della "vattela a pesca" non sono mica missionari o benefattori ?
Business is business.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)