Rumore di fondo, graffi in un'immagine tutt'altro che serafica, patina e unghia scheggiate dal dolore e dalla pazzia. Se da un punto di vista registico, Joseph L. Mankiewicz gioca un po' a carte scoperte e non riesce a sorprendere (anche per un montaggio a mio avviso sorpassato), non si può tacere il dato fondamentale e il dato fondamentale si gioca nel confronto tra due giganti del cinema americano come Katharine Hepburn ed Elizabeth Taylor, tra le quali il bravissimo Montgomery Clift rimane imprigionato nel suo ruolo, buono e un po' saccente.
L'ormai matura e sempre bellissima Katharine Hepburn è la nevrotica Violet: ammalia con un monologo iniziale spezzato, nevrotico, dalla voce aspra, un po' ingrata, in un contrasto con la sua dolcezza, perfettamente in linea con il personaggio sentenzioso ed estatico, un po' sordo, a cui dà vita. La giovane e stupenda Elisabeth Taylor è Catherine e, non fosse per il resto, risucchia lo spettatore con la sua versione dei fatti, nel lunghissimo, straordinario monologo - infarcito di ricordi letterari (tra cui senz'altro Il signore delle mosche di William Golding) - tipico del mood di Tennessee Williams, fatto di memoria e isolamento. Tra di loro, il Dr. Cucrowicz viene investito del ruolo infelice di scegliere se strappare o no la memoria della bella Catherine con una tragica lobotomia (il cui compenso pattuito consentirebbe alla clinica dove lavora di continuare a vivere e a sostenere dei malati di mente), per compiacere la coscienza tortuosa e infelice e censoria della zia.
Questa è la forza della drammaturgia di Williams e della scrittura di Vidal: gli interessi privati cedono il posto alla cura delle persone e delle loro storie, che le si accetti o no per quello che sono. Improvvisamente, l'estate scorsa non è un racconto di un autunno infelice, come il meraviglioso Un'estate d'amore di Bergman; né è il bruciante racconto senza filtri di un Rohmer. Suddenly, Last Summer è una morte in riva al mare del letterato non più giovanissimo e già snob, già deluso, dell'artista in cerca di ispirazione, il silenzio che precipita su una stagione infelice e brutale, sui sentimenti divorati da un desiderio tentacolare e totalizzante.