Sudditi del Vaticano: la visita del Papa a Palermo dimostra che l'Italia non è un paese indipendente

Creato il 04 ottobre 2010 da Andream

Il Papa decide di compiere una visita pastorale a Palermo.
Nulla di strano, è tra i suoi compiti e le sue prerogative quello di visitare i fedeli delle varie diocesi. Il problema è l'impatto che questa visita ha sulla Nazione italiana, che per me è devastante: certifica che non siamo uno Stato indipendente, sovrano e repubblicano, ma che abbiamo un Sovrano, per di più straniero.

I costi della visita papale a Palermo
Innanzitutto, i costi, che ammontano a due milioni e mezzo di euro. A carico di chi? Ma del contribuente italiano, naturalmente, visto che a pagare per le dieci ore di vista papali saranno la Regione Sicilia e il Comune di Palermo, il quale ha illegalmente prelevato 500.000 euro dal fondo straordinario per pagare la propria quota. Tutto questo mentre il Comune non trova i soldi per pagare le strutture di accoglienza dei minori in affido o le attività di recupero dei bambini autistici o la manutenzione delle scuole.
Due milioni e mezzo sono troppi a prescindere dall'ospite - dice Santo Piazzese, scrittore - Il Papa viene a Palermo perché lo hanno invitato i vescovi siciliani? In genere chi invita a casa sua prepara la cena. Le istituzioni avrebbero dovuto dare solo un contributo. Oppure realizzare qualcosa: il prato e piazza Magione sono stati realizzati per la conferenza Onu del 2000. Ma sono rimasti alla città.
Naturalmente, a fronte di queste critiche minoritarie e poco rappresentate è giunta la risposta della Chiesa palermitana. Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, ha avuto il coraggio di dire:
Perché nessuno si chiede quanto costa alla cittadinanza la cena di un magistrato con gli uomini di scorta o quella di un politico?
Forse Romeo non si rende conto della bestialità che ha profferito. Forse qualcuno dovrebbe spiegargli che il magistrato o il politico che viaggiano con la scorta ricoprono una funzione all'interno della comunità che li finanzia: se Romeo vuole davvero paragonare un politico a Ratzinger, capo di Stato straniero e capo spirituale di una parte degli italiani, dovrebbe invece spiegare per quale motivo alle spese per la visita del capo dei cristiani non contribuiscano solo i cristiani. Forse i soldi che la CEI riceve annualmente dallo Stato italiano sono troppo pochi?
Non vale neppure il paragone, fatto sempre da Romeo, col concerto di Morricone. Quello di Morricone è un evento culturale organizzato dalle amministrazioni pubbliche nell'ambito delle loro funzioni. La visita di Ratzinger è una manifestazione organizzata da un'associazione, la Chiesa, che con la cosa pubblica non c'entra nulla.
La censura degli oppositori
Oltre a viaggiare gratis, evidentemente il Papa ha diritto ad un'accoglienza trionfale, senza contestazioni: vanno perciò oscurate tutte le manifestazioni di protesta, cosa che la solerte Digos si procura di fare con efficienza.
Nei giorni precedenti alla visita, coloro che vivono lungo il percorso papale sono stati identificati, e le loro case perquisite. Si tratta di persone che vivono in casa propria e che sono state trattate come criminali.
Ma la censura raggiunge l'apice nel giorno della visita. Se da una parte l'associazione studentesca Giovane Italia, vicina alle posizioni del Partito delle Libertà berlusconiano, ha potuto tappezzare le vie del centro con manifesti recanti il proclama «Con Ratzinger contro matrimoni gay e relativismo», ogni manifestazione di un punto di vista opposto è stata attentamente soppressa.
Un gruppo di palermitani avevano issato uno striscione recante un passo evangelico: «La mia casa è casa di preghiera, ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri». La polizia ha cercato di introdursi nella casa sulla quale era esposto lo striscione per rimuoverlo, ma non aveva il mandato. Allora sono iniziate le telefonate notturne per ottenerne la rimozione, ma senza risultato. Infine, sono stati fatti intervenire i pompieri per rimuovere lo striscione, che è andato in parte distrutto, attraverso scale mobili (fonte).
Una libreria nel centro di Palermo aveva esposto un cartello provocativo: «I love Milingo». La polizia è entrata nella libreria e l'ha perquisita interamente: il cartello è stato rimosso, mentre locandine che pubblicizzavano la mostra «Papamobile del futuro» sono state distrutte (fonte).
Dice bene Flores d'Arcais, in «Arriva il papa, Costituzione sospesa», in cui si riferisce allo striscione evangelico chiarendo che:
è un vero e proprio “stupro della Costituzione” che venga rimosso uno striscione con cui dei cittadini volevano “manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altri mezzo di diffusione” (articolo 21 della Costituzione italiana, teoricamente non ancora abrogato). Quello striscione sarebbe stato un diritto anche qualora vi fosse stato scritto “Abbasso Ratzinger!” in tutte le sue articolazioni e varianti [...]
Purtroppo, come diceva qualcuno di cui non ricordo il nome, c'è gente disposta a pagare pur di servire. E in Italia stiamo facendo di questa perversione un carattere nazionale.
P.S.: Robert Edwards, padre della fecondazione in vitro ha ricevuto il premio Nobel per la medicina, e subito il Vaticano irrompe denunciando l'inaccettabilità del premio. Fortuna che il Nobel non lo conferiscono in Italia, ma in Svezia, dove delle tirate d'oltre-Tevere hanno ben minor considerazione, altrimenti Edwards dovrebbe rinunciare ad un ben meritato premio. Segnalo il post di Odifreddi a riguardo, «Lo scherzo da preti del Nobel ad Edwards», che ricorda come in Italia la fecondazione in vitro sia intralciata dalla legge 40/2004.

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