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Sugar sugar

Da Crudina
La mia mente è diabetica. Impilati tra i miei neuroni ho svariate zollette di zucchero che fanno impennare la mia glicemia emotiva. Cose, persone e situazioni che mi sembra di trangugiare insieme a una lattina di Coca-Cola con una bella cannuccia a strisce rosse e bianche. Passano attraverso mille terminazioni nervose e mi fanno sbarellare. Avessi almeno qualcuno che mi fa una puntura di insulina.
Mangio un bel bombolone e mi sento subito meglio, piena di energie, pronta a scalare l’Everest e con la convinzione di non aver più fame fino a chissà quando. Invece dopo poco mi sento già a corto di dolce, avrei ancora fame e mi sbranerei un cinghiale (così magari ci butto giù pure la Brioschi, giusto per gradire e digerire il bestione).
Immagino quel picco glicemico come un’asta che si allunga sempre di più, sino al punto più alto in cui raggiunge il semaforo rosso: “o ti fermi, o qui finisce male”! schizza a velocità mirabolante nel sangue sin quasi ad uccidere; come certi momenti della vita che ti procurano un picco così violento di felicità da fare quasi male, tanto da pensare di non poter reggere fisicamente a tanta violenza emotiva. Stordiscono come ventisette cucchiai pieni colmi di zucchero bianco, che al tuo palato sembra un piacere troppo grande da poter  essere sopportato a lungo. Buono da lasciarci le penne.
Allo stesso modo, in determinati attimi, sembra di sprofondare così in basso, in un altrettanto repentino abbassamento glicemico, che impedisce qualsiasi movimento o pensiero positivo, e ti costringe in una forzata agonia.
Probabilmente non esiste una puntura di insulina talmente potente da ripristinare un giusto equilibrio glicemico emotivo, ma sapere che almeno non si muore è già un bel sospiro di sollievo.

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