Esempi di suoni dell'orribile al cinema ce ne sono a bizzeffe e di meravigliosi (o terribili!).
Ne prendo qualcuno che, nei manuali più esaustivi di musica per il cinema o discipline affini, non possono non essere citati. Il primo è un classico esempio del non vedere ma del sentire e intuire ciò che avviene. Mi riferisco alla sequenza della tortura proposta da Tarkovskij in Andrej Rublev (1969). Il principe russo che, torturato e ricoperto interamente di bende che gli scoprono solo le labbra, maledice i suoi aguzzini. La sequenza si spinge nell'agonia più totale quando uno dei suoi carnefici, coprendo la visuale dello spettatore con la testa, si accosta all'uomo e gli versa in gola dell'olio bollente. Noi non vediamo nulla di ciò che accade ma quel terribile suono, di un gargarismo raccapricciante, è esplicativo all'ennesima potenza.Altra maestra del suono dell'orribile (lei, o meglio, i tecnici del suono) é stata Liliana Cavani che ne La pelle (1981) ha fatto sentire al pubblico che rumore fa il corpo di un ragazzino schiacciato da un carro armato, facendo scrocchiare della frutta. L'effetto rumoristico pare proprio sia stato ottenuto schiacciando un'anguria o qualcosa di simile, ma il risultato è stato proprio la percezione della vischiosità, dell'umido, dello scricchiolio di ossa di un corpo compresso. Il sincronismo e la verosimiglianza giocano una partita importante al di là del realismo acustico. E questo è facilmente intuibile anche pensando a come lo stesso suono, magari prodotto con la medesima tecnica, può sonorizzare della semplice frutta schiacciata in un film comico o un corpo fracassato in un horror. La suggestione convenzionale è quello che mi esalta più di tutto. Pensare che in una scena oscurata dalle spalle di un carnefice o dalla testa di un aguzzino, cogliamo tutta la sofferenza del protagonista sventurato, solamente dalle sue grida o dai suoi mugolii ... credo che più esperienza filmica di questa non esista.