Prima parte.
A causa del traffico il bus si ferma davanti a un vecchio edificio, forse era una fabbrica, o forse era una casa in cui abitavano famiglie anni e anni fa; di certo conosco solo il colore rosso dei suoi mattoni, il resto non lo so.
Dal mio punto di vista privilegiato e sopraelevato, vedo un campanello incastonato tra le fughe di cemento, tra un mattone e l’altro; un vecchio campanello di quelli tondi e piatti con un piccolo pulsantino cilindrico di metallo, di un metallo simile al bronzo, di un metallo che non so. Ce n’era uno simile anche all’ingresso del convitto in cui vivevo anni fa, ancora funzionante; avevo sempre pensato che fosse un campanello dell’Ottocento a cui forse una volta poteva essere stata attaccata una campanella con una catenella, nel cortile più interno del chiostro.
Osservo meglio questo oggetto, il pullman è ancora fermo: c’è incisa una scritta che dice ‘Benvenuti’ in uno stampato maiuscolo che non ha lasciato tempo alla corrosione o agli insulti degli anni.
Il pensiero vaga e penso alla mia casa: nessun oggetto, nessuna cosa è stata mai scelta a caso; tutto è stato pensato, voluto, desiderato…e solo poi acquistato; in ogni oggetto c’è una parte di noi, di quello che siamo. E ripenso al campanello che ho dinnanzi ai miei occhi, lo so è tutto così imbarazzante e banale… ma ripenso al campanello, a chi lo ha scelto: doveva essere un’anima aperta e disponibile, non so perché ma la mia mente si immagina un anziano con un maglione di lana verde, la schiena un po’ curva, e delle pantofole di stoffa, e i ricci grigio-bianchi sulle tempie. E noto che questo campanello è accanto ad una porta oggi chiusa con del calcestruzzo; tutta la casa è un cantiere con le finestre sbarrate, qualcosa che nessuno usa più. Qualcosa di cui la gente non sa storia, emozioni, voce. Eppure, mi sembra di sentire, dal suo aldilà, che quella persona ci dice ancora ‘Benvenuti’ e anche se forse è morta da decenni e nessuno se la ricorda più, ci manda un messaggio: ci dice sottovoce che la vita è più bella se accogliamo altre vite con noi, nella nostra casa; sì, Benvenuti.
E mi vien da sussurrare una preghiera, come in suffragio; e so che ogni mio piccolo gesto- anche scegliere o appendere un campanello ad un portone- può essere un messaggio per l’umanità.
Seconda parte-
E penso che non è una caso questo incontro ma che… vedete io di solito non mi siedo a destra sul pullman, ma stavolta l’ho fatto, per caso; e quante volte son passata di lì, ogni giorno, ma non avevo mai visto quel campanello, non l’avevo guardato…
Lo so, mi fisso su certe cose sciocche; ma a volte gli incontri non sono casuali, c’è qualcuno che ci guida nel comporre queste trame… forse è proprio vero che le cose più bella della vita avvengono quando meno ce l’aspettiamo, e quindi -aggiungo io- per caso.