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Sugli attacchi alla Germania e sul finto europeismo

Creato il 27 aprile 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Martinus_Schulz_die_15_Novembris_2013di Michele Marsonet. Credo che i tanti commenti indignati apparsi su gran parte della stampa nazionale dopo le sparate anti-tedesche di Silvio Berlusconi meritino qualche riflessione meno allineata al “politically correct”. Come sempre il nostro parla a ruota libera, poco o punto curandosi delle reazioni che le sue parole possono suscitare.
Senza alcun dubbio, tuttavia, questa volta ha toccato un punto cui l’opinione pubblica – a differenza di molti partiti – è assai sensibile. O, ancor meglio, ha espresso tesi che tanti politici in cuor loro condividono, anche se non possono dirlo apertamente per ragioni di mera convenienza.

L’egemonia che la Germania de facto esercita nell’ambito dell’Unione Europea è un dato concreto e non un’opinione. E si tratta di un’opinione condivisa in tutti i Paesi membri della UE, non solo in Italia. Solo i francesi (almeno a livello governativo) glissano, continuando a coltivare l’illusione di aver mantenuto pari dignità. Ma non è vero, poiché anche i cugini d’Oltralpe sono ormai una ruota di scorta e il loro peso decisionale è pressoché nullo se paragonato a quello tedesco.

La mia opinione (ovviamente contestabile finché si vuole) è che Berlusconi abbia quindi colto la palla al balzo cercando di attrarre vasti strati dell’elettorato che considerano l’egemonia della Germania una realtà, e non una mera ipotesi.

Non si dimentichi, inoltre, che viviamo in un clima di campagna elettorale permanente, nonostante il fatto che ben pochi siano disposti a scommettere su elezioni politiche imminenti. E pure in questo caso la mossa berlusconiana appare meno assurda di quanto la stampa voglia far credere.

Le forze antieuropeiste sono in forte crescita ovunque (ancora una volta: non solo in Italia), e attaccare la Germania a breve distanza dalle consultazioni europee può essere utile da un punto di vista elettorale per spostare voti.

Naturalmente resta sullo sfondo una domanda fondamentale e sempre inevasa. Perché mai ogni critica all’egemonia tedesca viene subito confusa con l’antieuropeismo? Ma quello è un quesito che meriterebbe di per sé un intero articolo.

Voglio dire, insomma, che le dichiarazioni del capo di FI appaiono, dopo un’analisi attenta, meno folli di quanto si scrive sui giornali. Attaccare a testa bassa Angela Merkel, il suo governo e la sua politica è considerato da molti un atto di coraggio più che un gesto temerario. Il coraggio, in altri termini, di esprimere ad alta voce opinioni che tanti condividono senza avere la forza di ammetterlo apertis verbis.

La Germania si muove ormai per conto proprio senza molto curarsi degli interessi generali della UE. Che sia proprio così è evidente, per esempio, se si esamina con attenzione la strategia tedesca nell’Europa orientale, volta a recuperare una sfera d’influenza perduta dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale.

Qualcuno ha inoltre giustamente ricordato il prezzo economico che l’Europa – Italia inclusa – ha dovuto pagare per realizzare l’unificazione tedesca (nonostante i dubbi del vecchio Andreotti) dopo la caduta del Muro di Berlino. Chi è in grado di spiegare in termini razionali perché dovremmo cancellare dalla memoria questi fatti?

Basta con gli inchini infiniti al nuovo padrone e avanti con il recupero di una dignità nazionale che rischiamo di perdere per sempre. Tale è la sostanza delle cose, a dispetto dei finti commenti europeisti che hanno subito inondato i maggiori giornali nostrani.

Featured image, Martin Schulz.


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