Possiamo considerarla una vittoria? Da un certo punto di vista senz’altro: oltre al fatto in sé, tutto questo significa che anche in una situazione di monopolio dei media, l’opinione pubblica, soprattutto attraverso la rete, conta ancora qualcosa.
Ma Silvio e la sua banda hanno rinunciato, per il momento, solo al pezzo meno pregiato e problematico della loro azione di sgoverno: tra un nucleare irto di difficoltà, economicamente poco conciliabile con la situazione italiana e reso ancor più difficoltoso da scelte tecnologiche demenziali (vedi Epr), ha preferito non rischiare la privatizzazione dell’acqua ( che tra l’altro conta simpatie bipartisan) e ancor meno il legittimo impedimento, oggetto meno necessario di ieri alle evasioni del premier, ma con un grande impatto politico.
Soprattutto hanno avuto paura del quorum perché come il sottoscritto da detto due giorni fa, sarebbe stata una grave sconfitta, una ciliegina sulla torta della diminuzione di consenso. Anzi forse una vera discontinuità rispetto all’unzione elettorale del 2008. Tanto più che la vicenda nucleare avrebbe anche potuto pesare sulle amministrative.
Per questo non bisogna affatto tirare un sospiro di sollievo: perché questo successo potrebbe tramutarsi facilmente in una sconfitta ridando fiato al berlusconismo se le urne del referendum rimanessero povere di voti. Del resto credo che l’acqua privatizzata abbia il medesimo significato politico e sociale del nucleare e le stesse chance di interessare la gente. Per una volta sfruttiamo i vizi che il Cavaliere ha coltivato nel Paese, il piccolo egoismo e puntiamo sull’aumento selvaggio delle bollette che sarà l’effetto certo delle privatizzazioni.
Perché se si riuscisse a vincere questo referendum otterremmo almeno tre grandi risultati: il primo di rendere la sconfitta del Cavaliere e del governo ancora più cocente e più politicamente significativa, il secondo di dare una lezione a quella parte di opposizione corriva e complice nelle privatizzazione dei beni pubblici. E per ultimo toglieremmo a questi signori la tentazione di ritornare al nucleare, magari tra un po’ ad emotività spenta: perché avrebbero più paura di una consultazione popolare.