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E Batman Returns, per un bambino di 9 anni era un giocone.
Nei panni del Cavaliere Oscuro dovevo farmi largo attraverso le strade di Gotham, ripulirle dalla gang del Circo del Triangolo Rosso, battermi con Catwoman e sconfiggere il Pinguino.
Proprio come nel film!
Peccato che il film non l’avevo visto, e che a forza di chiedere al proverbiale cuggino più grande: “Ehi, com’è il film?” e ai suoi amici, quelli avevano cominciato a guardarmi storto.
Evvabbè.
Ho sempre avuto un debole per Gotham City, città gotica e decadente.
Ma non è stato il videogame di Batman Returns a farmene innamorare.
Cult!
Qualche mese prima di ricevere in regalo il videogioco avevo compiuto un’azione ignobile. A scuola, sotto un banco, avevo trovato un pupazzo della serie animata di Batman. Non l’avevo consegnato alla maestra, ma molto stronzamente, me l’ero portato a casa.
Insomma, nerd e ladro, una bella accoppiata.
A quel pupazzo, che aveva alcune componenti removibili, e che si trasformava da Bruce Wayne a Batman (e viceversa) facevo fare di tutto: la mia cameretta diventava a tutti gli effetti Gotham City, le sedie si tramutavano in grattacieli, le lampade diventavano Batsegnali o gargoyle utili per la vigilanza notturna dell’eroe, per non parlare degli spigoli dei mobili, perfette balconate da cui Batman poteva piombare addosso ai nemici senza essere visto.
Dai, su...l'avreste rubato anche voi!
Tuttavia, se chiudo gli occhi, Gotham City c’era già.
Ero piccolo, e già andavo in edicola a comprare fumetti. E Batman mi piaceva. Tantissimo. Solo che a quell’epoca non c’era Batman, c’era Jean Paul Valley, Azrael. E io che non sapevo ancora nulla di Knightfall leggevo di questa specie di Cavaliere dello Zodiaco – oh, sì, quelli li conoscevo già MOLTO bene – che noncapivoperqualemotivo aveva preso il posto del Batman che conoscevo io.
E il Batman che conoscevo io, quello che mi piaceva, lo trovavo sempre, sistematicamente e ininterrottamente da anni su Telemontecarlo, la mattina prima di andare a scuola.
Sì, il telefilmone cult e comico con Adam West nei panni di Batman.
Quello là.
Quand’ero ancora più piccolo (e qui siamo regrediti ai tempi della scuola materna) in classe c’era un mantello verde, pieno di buchi e di toppe. Quando arrivavo a scuola, dopo aver visto la puntata del telefilm di Batman, indossavo quel mantello (foriero di litigate con le bambine che lo pretendevano per loro, chè a loro dire era il mantello di Biancaneve) e correvo avanti e indietro per la classe, urlando la sigla del telefilm di Batman: “Nanananananananananana! BATMAN!”
Anche in quel caso, naturalmente, la classe si tramutava in Gotham City.
Avevo anche Robin. Era il fido Fausto, che al mio fianco correva all’impazzata, seminando terrore e distruzione.
Sì, insomma: sono sempre stato un Batman-addicted sin dalla più tenera età.
Perciò quando per Ps3 sono usciti questi giochi favolosi, il nerd (ma soprattutto il bimbo) in me sono rimasti veramente, ma veramente commossi. Abbiamo parlato abbondantemente di Arkham Asylum e Arkham City.
Quest’estate, invece, ho avuto un prolungato tête-à-tête con Batman: Arkham Origins.
Intendiamoci: dal punto di vista del gioco in sé è un poco la copiarella di Arkham City ma…la trama, che pesca a piene mani da Anno Uno, The Killing Joke e da Knightfall è forse la più bella dei tre. Sgamatissimo il villain non appena apre bocca (perché chi è cresciuto col cartone animato quella voce, peculiare di quel personaggio, ce l’ha stampata in testa), eppure il gioco funziona alla grande.
Un gran bel videogioco!
Ancora una volta, saltellare e correre per i tetti di Gotham è una goduria. Pestare criminali, sgominare gang e battersi con alcuni dei più sadici nemici del Pipistrello dà una sensazione di nerderia over 9000.
Come detto nei vecchi articoli della serie Arkham, manca solo la Batmobile.
Per fortuna ci sarà anche quella nel nuovo Batman videoludico.
E allora sì che ci godremo Gotham in tutto il suo splendore…
A proposito: non ho ancora visto Gotham.
Il telefilm.
Devo rimediare quanto prima...
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