Magazine Cinema

Suicide Girls e la bellezza svenduta un tanto al kilo

Creato il 31 agosto 2013 da Frank_romantico @Combinazione_C
Suicide Girls e la bellezza svenduta un tanto al kilo
A volte non ho ben chiaro dove mi vogliano portare certi miei processi mentali. E' un po' come la libera associazione: tu parti da qualcosa di concreto, un pensiero, una considerazione, un'idea e alla fine ti ritrovi da tutt'altra parte. Non so cosa farci, questo tipo di processi sono assolutamente involontari e ribadiscono la totale mancanza di controllo dell'essere umano su se stesso.
Ad esempio, tempo fa riflettevo su una nota figura letterario/cinematografica, quella di Lisbeth Salander, e mi sono trovato a chiedermi come diavolo abbia fatto a divenire di culto. Cioè, parliamoci chiaro, la Salander non ha nulla di attraente se non il modo in cui è stata romanzata. E' un personaggio negativo, al di là dei canoni di bellezza comuni, sociopatico e abbastanza complesso da meritare più dell'attenzione minima che di solito la gente dedica ad un loro simile. Cioè (mi sono chiesto): se è così facile innamorarsi di lei leggendola o guardandola al cinema, perché non lo è altrettanto nella realtà? Chi mai si avvicinerebbe ad una ragazza così, tatuata, coperta di piercing, coperta da vestiti logori, con una capigliatura che definire "alternativa" sarebbe un eufemismo? Ecco, io ne vedo tanti/e di persone - ragazzi - così e la gente non fa certo a gara per portarli/e fuori a cena. Quindi mi sono messo a riflettere su come si sia riusciti a ingabbiare persino il concetto di "alternativo". Su come si sia riusciti a renderlo innocuo. In realtà è stata cancellata qualsiasi tipo di alternativa. L'estetica trasandata, punk e sporca è diventata solo l'ennesima variante preconfezionata. Tatuaggi e piercing decorazioni istituzionalizzate. La diversità azzerata a favore dell'omologazione. E il look alternativo solo un'altra sfilata in passerella.
Poi da lì sono passato a pensare al fenomeno delle Suicide Girls. Non chiedetemi come, non lo so. Al di là di una certa attenzione che non può non suscitare in un uomo, non mi ci sono mai veramente soffermato perché preferisco concentrarmi su un tipo di bellezza più alla mia portata. Eppure le Suicide Girls hanno avuto tanto successo in passato e nulla mi vieta di pensare che continuino ad averne e ne avranno anche in futuro. Forse perché rappresentano proprio questa mutazione genetica che ha trasformato l'estetica alternativa in estetica glamour. E poco importa se si tratta di softcore o di glam modeling. 

Suicide Girls e la bellezza svenduta un tanto al kilo

Rooney Mara e Noomi Rapace danno un volto a Lisbeth Salander


SuicideGirls (in nome è stato ispirato dal romanzo Survivor di Chuck Palahniuk) è un progetto che nasce nel 2001 sulla rete, l'idea di un sito in cui "spogliare" ragazze punk. Le Suicide Girls però sono qualcosa di più: donne prima di tutto e non modelle nell'eccezione classica del termine. Ragazze dal look particolare (appunto, alternativo) che si spogliano - sì - ma comunicano con i loro fans attraverso il sito e i relativi blog. Un pubblico variegato (uomini e donne, ragazzi e maturi) che per usufruire dei diversi servizi paga una quota annua. Il tutto accompagnato da foto di nudo softcore professionali su cui le stesse ragazzo hanno voce in capitolo. In altre parole SuicideGirls è un brand, il Playboy della nuova generazione, le cui protagoniste non sono donne siliconate e dalla bellezza esplosiva ma standard; sono invece (o dovrebbero essere) donne comuni, pronte ad esprimere la loro personalità attraverso i propri difetti fisici (?) e un look aggressivo/diverso. O, più semplicemente, un modo alternativo di rappresentare la sensualità.
Quello delle SuicideGirls è divenuto un vero e proprio fenomeno di massa che ha dato vita a molteplici cloni (tra cui le italiane Sick Girls) e che è passato da fenomeno di nicchia a tendenza di massa. Un po' come nel delirante discorso che ho fatto poco più su. Ha preso una Lisbeth Salander qualsiasi e l'ha resa di tendenza, spogliandola, patinandola, fotografandola. E se, sullo schermo o tra le pagine di un libro, Lisbeth ha conquistato lettori e spettatori per le proprie caratteristiche romanzesche (e, sì, anche per le attrici scelte ad interpretarla), nella realtà bastano ancora corpi nudi esibiti, un paio di occhioni e lingerie provocante. La bellezza dell'essere se stessi è diventata provocante eccitazione da copertina, venduta un tanto al kilo. E' la possibilità per ragazze normalissime di sentirsi dive o, più semplicemente, belle? Forse. Eppure ora la diversità la si trova al supermercato, a dividere lo scaffale con i prodotti di maggior consumo.
Suicide Girls e la bellezza svenduta un tanto al kilo

Suicide Girls e la bellezza svenduta un tanto al kilo
Suicide Girls e la bellezza svenduta un tanto al kilo

Suicide Girls e la bellezza svenduta un tanto al kilo
Suicide Girls e la bellezza svenduta un tanto al kilo

Suicide Girls e la bellezza svenduta un tanto al kilo
Suicide Girls e la bellezza svenduta un tanto al kilo

Suicide Girls e la bellezza svenduta un tanto al kilo

Se ai proprietari delle immagini non piace l'uso che ne faccio, mi contattino tramite l'indirizzo email del blog.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :