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Suicidi volontari | di Iannozzi Giuseppe aka King Lear

Creato il 15 aprile 2012 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Suicidi volontari

di Iannozzi Giuseppe aka King Lear

In treno

Suicidi volontari | di Iannozzi Giuseppe aka King Lear
Non è chiara la dinamica dell’incidente, un uomo si sporge dal finestrino del treno e muore. Sessanta anni o giù di lì, portati male. Amava leggere fumetti e robetta porno. Le sue tasche piene di giornaletti. Stando alle prime circostanziate indagini nessuno conosceva l’uomo. Né pare avesse dei familiari. Non era però un clochard. Troppe banconote nascoste fra le pagine delle riviste porno rinvenute nelle tasche della giacca della vittima. Non gli è stato trovato nessun documento addosso, e nemmeno un cellulare. L’uomo rimane senza identità, dopo aver perso la testa. Lo sconosciuto si era sporto dal finestrino del treno in corsa.

Il motivo non è possibile immaginarlo. Forse voleva prendere una boccata d’aria; forse non si sentiva troppo bene e intendeva vomitare sulle rotaie; o forse ancora era sua intenzione darsi la morte, anche se gli inquirenti escludono che possa trattarsi d’un suicida volontario.
L’uomo era salito sul treno alla stazione di Roma centrale. Con sé un biglietto d’andata e ritorno per Aosta.
Si è affacciato e il treno, che stava passando il quel momento sul binario parallelo e opposto, gli ha staccato la testa di netto riducendola a una poltiglia di ossa e materia grigia. Impossibile ricostruire il volto del decapitato.

Essere o non essere

- Buongiorno.
- A lei, Signore. Posso esserle utile?
- Curiosità.
- Per un articolo in particolare?
- Solo curiosità.
- Dia pure uno sguardo in giro.
- Grazie, molto gentile.
- Troverà sicuramente quello che fa per lei.
- Temo di doverla contraddire…
- Perché mai?
- Non mi sembra di vedere alcunché d’interessante.
- Se mi dicesse che articolo sta cercando potrei esserle d’aiuto.
- No, non la vedo. Non c’è.
- Forse è altrove. Se volesse dirmi, con precisione, di che si tratta.
- No, è inutile. Non è qui, per cui…
- Mi spiace di non esserle stato utile.
- Non è colpa sua. Arrivederci.
- Signore, aspetti! Il cappello, ha dimenticato il cappello.
- Che sbadato, non ho più la testa.
- Non si nota… per niente.
- Molto gentile da parte sua. Non so dove l’ho persa… dannata testa.
- Capita a tutti d’avere un momento difficile.
- Sì, forse ha ragione lei. La ringrazio di nuovo, non ho parole, non capita sempre d’incontrare gente gentile come lei con la testa sulle spalle, ben disposta verso il prossimo. Lo dico sul serio.
- Se lo dice lei, Signore.
- Lo dico, lo dico eccome. Sa qual è il brutto nella mia situazione?
- No, Signore.
- Non poter fumare una buona sigaretta.
- Non ci pensi, Signore.
- E’ un buon consiglio. La saluto, è già ora di chiusura e le ho fatto perdere tanto di quel tempo.
- Non si preoccupi, la gente non viene spesso qui, non gli piace il cimitero. E quando qualcuno viene piange per sé stesso, per il futuro che lo attende al varco, mica per gli affetti che ha perso.
- Tutti uguali, tutti uguali, tutte teste bacate.
- Temo di doverle dare ragione.
- La saluto di nuovo.
- Anch’io.

Davide e Golia

Suicidi volontari | di Iannozzi Giuseppe aka King Lear
Golia ricevette sulla fronte ‘na pietruzza. Era stato quel fetente di Davide a scagliarla con la sua fionda, illudendosi di buttarlo giù. Non l’aveva neanche sentito il colpo, giusto un graffietto. Davide doveva essersela fatta sotto di brutto, puzzava  più d’un morto e biascicava strane preghiere e invocava gli Dèi trascinandosi in mezzo alla polvere del deserto. Golia provò una sorta di pietà per il verme umano ai suoi piedi, così sfilata la spada dalla sua vagina, senza star a pensarci su una volta di più, spiccò dal busto del disgraziato la giovane testa riccioluta.


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