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Suicidio Atac: "non combattiamo gli evasori ma aumentiamo il biglietto e l'abbonamento per i fessi che pagano". Qualcuno fermerà questa pazzia?

Creato il 09 agosto 2015 da Romafaschifo
Se qualcuno aveva qualche speranza per Atac (e noi dopo la nomina di Francesco Micheli, un manager che altrove si è più che distinto, ce l'avevamo) deve assolutamente ricredersi. Già qualche giorno fa (ne parlammo qui) Micheli si distinse in un'intervista colma di sciocchezze su Repubblica in cui sosteneva che l'evasione non si poteva combattere perché poi gli evasori rispondevano con la violenza, ma oggi sul Corriere della Sera (cronaca di Roma) il Direttore Generale ha superato se stesso.

Ernesto Menicucci lo incalza con tutta una serie di domande e tra queste scopriamo che oggi, per contratto di servizio, Atac deve mandare in strada al massimo 1584 mezzi (1000 in estate, e non si capisce perché, come se la gente non lavorasse e come se non ci fossero turisti da far paura) e li manda tutti: ne deriva che l'offerta questa è e questa è prevista. Andiamo bene.

Ma il grosso della autentica follia arriva quando si parla di biglietti. Tutti sanno - ma l'azienda non dice - che con 100 mln di euro di sbilancio e 120 mln di evasione tariffaria, Atac potrebbe stare in salute e eliminare i suoi problemi solo se facesse pagare a tutti - e non solo ai fessi - i suoi servizi invece di erogarli in omaggio lasciando che solo una parte paghi. E invece non si vuole fare. Forse perché fa estremamente comodo tenere l'azienda sempre sul limite del fallimento e dell'emergenza.

Finalmente l'arrivo di un manager capace e tosto come Micheli risolverà le cose? Neppure per sogno. "E mica siamo a Amsterdam! Se lo immagina il 64 che aspetta fermo perché l'autista deve fare i biglietti?". Non solo ce lo immaginiamo, caro Direttore, ma è l'esperienza che ogni turista, ogni pendolare e ogni cittadino ha non solo a Amsterdam, ma anche in città un pelo più complesse di Amsterdam - ma anche di Roma - come New York City e Londra. E' un problema di tempi? Neppure lontanamente: i tempi si possono comprimere obbligando chi sale ad avere il titolo già pronto, semplicemente da passare su un lettore a sfioramento. E poi il 64 è pieno zeppo non di viaggiatori, ma di evasori. Se gli evasori vengono lasciati a terra (e se le frequenze si riducono, e una azienda in salute le può ridurre) l'affollamento diventa assolutamente gestibile.

Il 64 è affollato perché passa troppo di rado rispetto alla richiesta (e perché è di fatto gratuito) non perché Roma abbia qualche particolare tara rispetto ad Amsterdam. Facendo pagar tutti si avrebbero le risorse per farlo passare più frequentemente. Facile. Anzi facilissimo.

E i controllori? Ce ne vorrebbero 1600, dice Micheli. Sbagliando i conti. Ce ne vorrebbero molti di più perché 1600 sono gli autobus, ma vanno coperti per almeno due turni orari (se non si vogliono controllori esclusivamente presenti al mattino o al pomeriggio) se non due turni e mezzo se consideriamo le notturne (dove il tasso di evasione è circa il 110%). Dunque si parla di 4000 assunzioni da fare, ipoteticamente, che cubano qualcosa come 150mln di euro annui di costi aziendali. Dire infattibile è dire poco.

Micheli, insomma, dimostra di non conoscere le buone pratiche internazionali che regolano, in tutto il pianeta, anche in città con meno metro di Roma e con decine di milioni di abitanti e con un numero perfino maggiore di turisti (si pensi a Istanbul), l'erogazione del servizio di Trasporto Pubblico Locale. Un fatto gravissimo.

Ma è ancor più grave quanto Micheli dice nel prosieguo dell'intervista: "il biglietto a 1,5 euro è troppo economico, deve costare 2 euro. E gli abbonamenti devono costare 100 euro di più, come a Milano". Insomma gli evasori non li tocchiamo - anzi come vedremo li aumentiamo - e quei pochi che pagano dovranno pagare ancora di più. Una roba che in qualsiasi città normale - ma a Roma, tra indolenza, cattiva fede, ignoranza e pigrizia non ci sono rischi - porterebbe ad una rivoluzione bella e buona da parte di chi si comporta civilmente e rispettosamente pagando tutto.

Ma il piano di Micheli si conclude con una ciliegina: l'aumento esponenziale dell'evasione tariffaria. Come vuole farlo? Semplice: mettendo delle sorte di badanti, mettendo una assistenza sui mezzi, facendo una "campagna di educazione" (ha detto proprio così!) che consiste in personale che sale sui bus, chiede alle persone "ha vidimato il biglietto? Ce l'ha? Glielo posso dare io?". Così anche quei pochi che pagano smetteranno, sacrosantamente, di farlo: perché tanto se ti beccano, nella più vaga e astratta ipotesi, non rischi neppure la multa, ma al massimo trovi dei buoni samaritani che il biglietto te lo danno loro. Micheli è riuscito così a trasformare in coloro che pagano il biglietto da persone oneste, a fessacchiotti. Pensate la scena. Tu entri, paghi il biglietto, ti siedi. Seduto vicino a te un evasore. Entra la "assistenza clienti" di Atac. Controlla il tuo biglietto. Tutto ok. Verifica che chi sta seduto vicino a te ne è sprovvisto e glielo danno loro. Senza multa. Dunque tu che fai, la prossima volta? Paghi? O aspetti che te lo faccia notare l'assistenza una volta ogni morte di Papa che la incroci?

Insomma tutti i cittadini italiani, anche quelli che Atac non la utilizzeranno mai nella vita, da Trieste a Trapani, da Aosta a Lecce, continueranno a pagare fior di tasse per consentire ai romani di viaggiare a scrocco su metro, tram, filobus e autobus. Gettando continuamente risorse economiche pubbliche e nazionali (SalvaRoma e dintorni) nel pozzo nero della fogna capitolina. Ma possibile che nessuno si arrabbi?

Non assisteremo silenti a queste sevizie su una azienda pubblica. A questo suicidio aziendale. A questo perdonismo nei confronti delle peggiori abitudini dei romani che invece vanno completamente sovvertite e si possono sovvertire come è stato fatto in tutto il mondo. Anche per questo qui e qui abbiamo pubblicato il "nostro" piano industriale di Atac. 

Noi non crediamo e non crederemo mai a chi vorrebbe convincerci che non possiamo avere una vita civile e normale perché "non siamo Amsterdam". Francesco Micheli conferma la nostra teoria che portiamo avanti da anni: a Roma chi ha incarichi di responsabilità - dal sindaco in giù - non deve essere romano. Perché i romani considerano normale Roma, non la considerano una anomalia planetaria quale è. E si muovono, con cautela, in quella normalità che normalità non è. Le persone devono venire da fuori. Ecco perché un sindaco di Genova, ecco perché un comandante dei vigili di Napoli e così via. Micheli, a riprova di quanto diciamo, ha operato con la massima durezza e col massimo rigore a Milano e a Torino, arrivato a Roma vuole rispondere con "l'assistenza" alla piaga dell'evasione. Come se gli utenti che non pagano il biglietto riversando costi e disservizi sui pochi che lo pagano lo facciano involontariamente e abbino bisogno di un consiglio per redimersi. Semplicemente roba-da-matti.

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