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Suite francese // Tempesta di giugno, frasi [Irène Némirovsky]

Creato il 20 aprile 2015 da Frufru @frufru_90

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Suite francese // Tempesta di giugno, frasi [Irène Némirovsky]
Odiava la guerra, costituiva ben più che una minaccia alla sua vita, alla sua tranquillità; a ogni istante distruggeva il suo universo immaginario, l’unico in cui si sentisse felice, come il suono di una tromba stonata e micidiale che faceva crollare le fragili pareti di cristallo innalzate con tanta fatica tra lui e il mondo esterno.
Possiamo prevedere che noi tutti soffriremo nei nostri cuori perché le sciagure pubbliche sono fatte di una moltitudine di dolori privati.
Ognuno con una stretta al cuore guardava la propria casa e pensava: "Domani sarà distrutta, domani non avrò più niente. Non ho fatto male a nessuno. Perché?", e intanto un'onda di indifferenza si impadroniva delle loro anime: "Ma cosa importa! Sono solo mattoni, legno, oggetti inerti! L'essenziale è salvare la vita!". Chi si soffermava sulle disgrazie della Patria? Non loro, non quelli che quella sera partivano. Il panico cancellava tutto ciò che non era istinto, fremente moto animale della carne. Afferrare ciò che si aveva di più prezioso al mondo, e poi!... E, in quella notte, solo ciò che viveva, respirava, piangeva, amava aveva valore! Poche erano le persone che pensavano alle proprie ricchezze; si abbracciava stretta tra le braccia una donna o un figlio, e il resto non contava nulla; il resto poteva sprofondare tra le fiamme.
I Michaud si erano alzati alle cinque del mattino per avere il tempo di sistemare a fondo l'appartamento prima di lasciarlo. Effettivamente era strano prendersi tanta pena per cose senza valore e condannate, con ogni probabilità, a sparire non appena le prime bombe fossero state sganciate su Parigi. Ma, pensava la signora Michaud, anche i morti destinati a marcire sotto terra vengono vestiti e acconciati.
Di quando in quando rimbombava un'esplosione lontana: "Non è per noi", pensavano tutti con un sospiro di sollievo. "Non è per noi, è per gli altri. Siamo fortunati!".
Carità cristiana, dolcezza, nobili sentimenti si sgretolavano d'un colpo come inutili orpelli, rivelando la sua anima arida e vuota. Erano soli in un mondo ostile, lei e i suoi figli. Doveva nutrire e mettere al riparo i suoi cuccioli. Il resto non aveva importanza.
"Un girotondo dentro una trappola", pensava.
 «Voglio partire, voglio partire», mormorò. Si slanciò verso la madre, le afferrò la mano, la trasse vicino a sé. «Mamma, mi dia delle provviste, il mio maglione rosso che è nel suo nécessaire e... un bacio. Parto» .
"Che non ci bombardino più! Che bombardino gli altri, mio Dio, ma non noi! Ho tre bambini! Li devo salvare! Fa' che non ci bombardino più!".
Era strano... lui e i suoi compagni avevano lavorato, superato esami, preso diplomi, pur sapendo benissimo che era inutile, non sarebbe servito a nulla perché ci sarebbe stata la guerra... Il loro futuro era già tracciato a priori, la loro carriera era già scritta nei cieli, come si diceva una volta: «I matrimoni sono stabiliti dal cielo».
In loro c'era sempre stata un'ardente volontà di gioia; proprio perché si erano molto amati avevano imparato a vivere alla giornata, dimenticando di proposito il futuro.
Jeanne gli posò dolcemente, con tenerezza, la mano sulla fronte, mentre disperata pensava: "Se Jean Marie fosse qui, ci proteggerebbe, ci sarebbe di aiuto. Lui è giovane, è forte...". E in lei stranamente si intrecciavano l'impulso a proteggere della madre e il desiderio femminile di essere protetta. "Dov'è il mio povero bambino? Sarà vivo? Starà soffrendo? No, Dio mio, non è possibile che sia morto".
«Sei strano, Maurice. Eppure li hai conosciuti questi personaggi di un cinismo assoluto, totalmente indifferenti, e malgrado ciò non sei infelice, intendo dire infelice nell'animo. Mi sbaglio forse?» «No». «E allora da dove trai conforto?» «Dalla consapevolezza della mia libertà interiore», rispose dopo un momento di silenzio. «Questo inalterabile bene prezioso, che solo da me dipende se perderlo o conservarlo. Dal sapere che le passioni spinte al parossismo come attualmente accade finiscono per esaurirsi. Che ciò che ha avuto un inizio è fatalmente destinato a finire. In sostanza, che le catastrofi cessano e che bisogna cercare di non cessare prima di loro, ecco tutto. Quindi, come prima cosa vivere. Primum vivere. Giorno per giorno. Resistere, aspettare, sperare».

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