Magazine Famiglia
Un mio amico mi chiede una foto. Abbiamo una traccia da seguire, un mondo da ricreare su quella falsariga potente e affascinante. Per una volta non sono io a dettare, con il mio occhio e il mio cuore, linee, tagli e inquadrature. Per una volta devo adattarmi rigidamente ad un' idea, seguirla e farmi influenzare. Chiamo mi modelo preferida che subito decide di aiutarmi in questa piccola impresa. E N mi da appuntamento a casa sua , mi chiede dell'idea, del nostro committente lontano e preciso. Cerco di spiegarle la situazione e ci decidiamo così a mettere in campo il progetto. Come quasi tutte le donne, e chissà perchè, N è convinta di non avere delle belle mani. E proprio le sue mani e solo parte del suo corpo comporranno il messaggio che stiamo scrivendo. Recuperiamo il primo vestito bianco, facciamo le prime foto che inviamo al nostro amico lontano. Il primo tentativo non lo convince del tutto. Elementi tecnici e figurativi vanno cambiati. Grazie alla rete cerchiamo di capire cosa salvare e cosa cambiare del lavoro svolto. Un abito da suora, rimasuglio di una vecchia recita ci aiuta e non poco, così come una camicia e una diversa postura che non è altro che un opposto atteggiamento mentale. A questo punto la mia amica N capisce proprio bene come cambiare questo atteggiamento e solo, molto difficilmente, attraverso il modo di disporre le mani intorno ad un oggetto. Ci siamo quasi. Un 'ultima serie di scatti attualizza le ultime richieste. Il lavoro è pronto. Un'accurata e decisa postproduzione farà il resto. Oggi credo di aver imparato molte cose.