di Rina Brundu. Per chi non lo conoscesse (molti forse in Italia), Erich von Däniken è uno scrittore svizzero che nel 1968 pubblicò un best-seller mondiale titolato Chariots of the Gods. In questo libro che ha segnato davvero il modo con cui volenti o nolenti in tanti guardano alle origini della nostra storia di uomini, l’autore, riprendendo concetti che erano stati dell’italianissimo Peter Kolosimo, del francese Robert Charroux e di molti altri spiriti scaltri, lanciava su scala planetaria la cosiddetta teoria degli ancient-aliens. La teoria degli ancient-aliens è quell’idea in virtù della quale in tempi remoti la Terra sarebbe stata visitata, colonizzata, finanche popolata da esseri provenienti da altri mondi, i quali avrebbero creato gli uomini a loro immagine e somiglianza, seppure con il solo target di farne degli schiavi che gli aiutassero col lavoro pesante.
Uomo coltissimo e profondo conoscitore delle lingue antiche, alla maniera del celeberrimo Zecharia Sitchin, von Däniken non si fermò mai davanti al mare di critiche che, soprattutto negli anni ’70, gli piovero addosso e bisogna dargli atto che nel tempo i suoi denigratori hanno dovuto concedergli molti punti o, per dirla con Carl Sagan, se le dichiarazioni straordinarie richiedono prove straordinarie, quelle prove (o quasi-prove) lui le ha portate, in molti modi e in molte maniere, da ogni angolo del globo. Ma non è questo il punto che voglio fare. Il punto è che, indipendentemente da quelle che sono le nostre opinioni rispetto a queste azzardate cogitazioni, ciò che colpisce in questo scrittore svizzero è la sua qualità inquisitiva, il suo tendere verso l’approccio scientifico, la sua curiosità. Per dirne una, quando ancora molto piccolo si beccò una sonora sgridata con conseguente punizione dal professore di religione a cui contestava questo Dio biblico davvero peculiare: perché si arrabbiava così tanto con gli esseri che lui stesso aveva creato? Perché aveva bisogno di spostarsi su “carrozze di fuoco”? Perché pareva farsi sempre sorprendere dai comportamenti degli uomini, lui che in teoria era onnisciente?
Da cattolico fortemente credente, Erich von Däniken ha sempre vantato una sola certezza: il mio Dio – suole dire – il Dio che venero io, non é certamente quella sorta di patriarca molto incazzato di cui si legge nell’Antico Testamento. Ammirevole questa capacità di critica! Ammirevole e in netto contrasto con l’immagine di quello stesso Dio che ci ha invece voluto trasmettere, solamente ier sera, Roberto Benigni. Di fatto Benigni ci ha propinato un Dio da Antico Testamento (tra l’altro il comico toscano continuava a parlare di Bibbia e a dire che la Bibbia sarebbe composta da 5 libri, dimenticando che la Bibbia è composta da Vecchio e Nuovo Testamento, almeno la nostra versione, e che i libri sono senz’altro di più!), cattolicamente ammaestrato, molto, molto nazional-popolare, quasi una sorta di Trinità Mulino Bianco, ovvero in perfetto stile Verbo per sua sfortuna incarnatosi in Rai.
Ferma restando l’indubbia capacità intrattenitiva di questo validissimo comico toscano amante della retorica iperbolizzata, a mio avviso lo spettacolo visto ieri sul primo canale RAI (che pur conteneva alcune perle pseudo-filosofiche), era connotato da un tratto fortemente diseducativo. Un tratto diseducativo che non può essere considerato responsabilità diretta dell’autore, o del comico Roberto Benigni che fa semplicemente il suo mestiere ma che é un’indubbia responsabilità del gestore del Servizio Pubblico. Davvero non se ne può più di questa predicazione religiosa (solo alcuni giorni fa è stata mandata in onda una fiction sull’ottimo San Francesco!), proposta senza soluzione di continuità da un pulpito pubblico (stile circolo didattico ISIS), sovvenzionato coi soldi del contribuente, che dovrebbe essere laico per formazione, portato verso il metodo scientifico per elezione e dovrebbe sentirsi fortemente coinvolto nell’educazione dei nostri validi cittadini del domani.
Assicuro che promuovere simili spettacoli per fare altrettanta pubblicità al mondo della Fisica e della Scienza tout-court non nuoce in nessun modo alla nostra segreta tensione verso l’Assoluto e verso il divino che-è-in-noi, au-contraire la sviluppa. La fa accrescere, dentro Esseri intellettualmente liberi però, proprio il contrario dell’uditorio da pensiero omologato e adorante che si sta tentando (riuscendoci in buona parte) di radunare intorno all’albero addobbato in questi giorni.
Featured image, author Sven Teschke, source Wikipedia, link.