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Sul declino della Romània bizantina

Creato il 30 maggio 2012 da Istanbulavrupa

Sul declino della Romània bizantina – 6 (di Mirko Pazienza)

  6  (di Mirko Pazienza)

In sostanza ciò che salvò lo stato romano nel 1081-1091, fu la straordinaria capacità di Alessio I Comneno di sfruttare i molteplici nemici della Romània mettendoli l’uno contro l’altro o almeno, impedendo il più possibile un fronte comune che avrebbe davvero distrutto la Romània. Nel 1081-1085 si servì dei Selgiuchidi di Rum contro i Normanni, ma utilizzò mercenari normanni di Longobardia minor/Puglia come mercenari per ristabilire delle teste di ponte costiere anatoliche. Si servì anche di contingenti Peceneghi e Uzi sempre contro i Normanni del Guiscardo e di Boemondo, e poi dei Cumani contro gli stessi Peceneghi nel 1091. Con la morte di Suleyman ibn Qutulmish (17 luglio 1085), non essendo in grado neppure di riprendere Nicea, Alessio sfruttò comunque le rivalità tra gli emiri turcomanni d’Anatolia, riuscendo a metter il nuovo sultano di Rum, Abul Qasim (1085-1092), contro l’emiro di Smirne Çaka (1085-1093). Çaka fu il primo turco a capire l’importanza di una flotta, e approfittando di cioè che restava della marineria romea nel suo emirato costiero, mise su la prima flotta pirata turca della storia, colla quale devastò le isole dell’Egeo nel 1088-1093, diventando in quegli anni una seria minaccia, sia per il collasso della flotta imperiale romea, in quegli anni terribili, e sia per la sua capacità di tessere un’alleanza “panturanica” con gli stessi Peceneghi che negli stessi anni (1086-1091), devastavano i Balcani, spingendosi fino alle porte di Costantinopoli. Nel 1090-1091 infatti Çaka e i Peceneghi bloccarono i Dardanelli, minacciando Costantinopoli. Riferendosi a quel terribile inverno, Anna Comnena racconta che ” l’Impero Romano, un temo esteso da Thule (Britannia/Inghilterra) al Golfo Persico, a quel tempo era esteso da Adrianopoli a Costantinopoli”. Ancora una volta l’abile Alessio, ottenuta l’alleanza dei Cumani, altra popolazione turca delle steppe tra il Lago Balkash e le foci del Danubio, riuscì a spezzare quel blocco mortale, sconfiggendo prima i Peceneghi al monte Livunio presso Cipsella (oggi Ipsala) alle foci della Marizza (29 aprile 1091)*, e poi facendo eliminare Çaka dal nuovo e “legittimo” sultano selgiuchide di Rum, Kiliğ Arslan I (1092-1107) nel 1093. In questa politica, fondata più sulla diplomazia che sulla reale forza militare romea (che all’epoca ormai si basava in gran parte su mercenari di vari popoli, Peceneghi, Uzi, Cumani, Turcomanni d’Anatolia, Normanni e Franchi in genere e Variaghi, non più solo Rus’, ma anche Danesi, e soprattutto Anglosassoni, fuggiti in Romània dopo la battaglia di Hastings del 1066, e forse la milizia mercenaria PIU’ FEDELE al trono romano, in virtù del suo giustificato e comprensibile odio antinormanno), vi erano però anche delle debolezze che si sarebbero alla lunga rivelate fatali, e cioè proprio la mancanza di una flotta degna di questo nome e il ricorso, fin dal 1082-1084 dei Veneziani, come paravento marittimo antinormanno. Venezia, antica provincia romana, resasi DE FACTO autonoma da Costantinopoli, nel IX secolo dopo Cristo, fin dagli inizi dell’XI secolo, aveva cominciato a svolgere un ruolo sempre più consistente di ausiliario marittimo romeo, prima liberando l’Adriatico dalla pirateria slavo-dalmata e poi appunto, contribuendo a salvare dal mare la stessa Romània, ma facendosi PAGARE CARO l’aiuto NON disinteressatamente prestato all’antico sovrano, facendosi esentare dalle tasse di nolo e di soggiorno in tutti i porti romani. Iniziava così quella capillare penetrazione commerciale veneziana nel Levante, e che se inizialmente coprì le spalle alla Romània,sul lato marittimo negli anni di Alessio I, Giovanni II (1118-1143) e Manuele I (1143-1180), alla lunga si rivelò una piaga impossibile da estirpare, malgrado alcuni tentativi di Giovanni II Comneno nel 1124-1126, e con la più risoluta opera di Manuele I Comneno nel 1171-1172. E infatti, malgrado l’odio sucistato dall’avidità veneziana nel popolo romeo, non era più possibile liberarsi di Venezia e la reazione allo scatto di dignità “nazionale” di Manuele I, sarebbe stato pagato caro col disastro del 1204.


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