Sul perché non comprerò mai più un libro cartaceo. E sul Kindle di Amazon.

Creato il 01 luglio 2013 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

di Rina Brundu. Ho detto basta circa 4 settimane fa quando mio malgrado entrai in una libreria del centro di Dublino e ne uscii con due pesantissimi tomi: “Inferno” di Dan Brown e “And the mountains echoed” di Khaled Hosseini. Caro il mio unico lettore devi considerare, infatti, che io sposo in pieno la filosofia fabiofaziana del “domani festeggio 30 anni senza una giornata di sport” e condivido ancor di più la fobia di Sheldon Cooper nei confronti di simili attività fisiche: se Dio avesse voluto che ci toccassimo le punte dei piedi con le mani le avrebbe messe sulle ginocchia!

Ne deriva che trasportare due pesi-massimi (seppure letterari) come quei tomi, insieme a borse, borsine, borsette, cellulari e tutto l’ambaradan che ci portiamo addosso ogni giorno, non è stato compito facile, senza considerare il rischio, neppure troppo peregrino, che ho corso, ovvero quello di slogarmi una spalla. Che poi slogarsi una spalla per trasportare un’opera di Hosseini ha un suo perché, ma presentarsi al Pronto Soccorso confessando di essere stata vittima di un’altra delle avventure tarantolate di Robert Langdon è tutt’altra faccenda.

E poi c’era il fattore ambientale. “Before printing think about the environment” recitavano i disclaimers delle email societarie di buona parte delle company dublinesi, già una decina di anni fa. Insomma, prima di stampare pensaci bene, pensa all’inquinamente ambientale, pensa alle pianticelle innocenti sradicate senza un valido perché e pensa al costo di una simile operazione, nonché alla sua utilità. Come dirla altrimenti? Se si sta stampando perché quella copia su carta permetterà finalmente di decriptare il misteriosissimo manoscritto Voynich è un conto, se si sta stampando solo per meglio visualizzare l’ultimo improbabile anagramma di Langdon la questione prende tutt’altra piega. Occorre fermarsi, riflettere.

Dicevo dunque che è stato in quel frangente che ho detto basta. Ed è stato solo ieri che mi sono decisa a togliere il mio Kindle Amazon dallo scaffale dove l’avevo relegato dopo l’acquisto, a gennaio di quest’anno. Detto fatto ho pure proceduto ad comprare il mio primo testo digitale: “Le colpe dei padri” di Alessandro Perissinoto, finalista del Premio Strega 2013. Di questo testo ne parlerò in altra occasione, ma per il momento, caro il mio unico lettore, ti basti sapere che grazie al Kindle si entra in un altro mondo!! La lettura diventa infatti una mera faccenda intellettuale (in senso prettamente tecnico), senza distrazioni, senza rari (o intossicanti) profumi di inchiostro (che pur ci piacevano da bambini); il tutto a favore di una concentrazione straordinaria sulla scrittura, sulla sua qualità (o non qualità) estetica, sulla significazione testuale et, dulcis in fundo, sul messaggio finale che l’autore aveva inteso trasmettere con la sua opera. O sulla nostra interpretazione dello stesso.

Mi secca un tanto promuovere le attività di un grande editore globale il cui business soffocherà purtroppo le attività di tanti piccoli editori nostrani (di fatto, il Kindle ci mette a disposizione con un click tutta la letteratura mondiale, quella che fu, quella che è e quella che sarà, in qualsiasi lingua!), ma sono anche convinta che per gli editori validi, rampanti, capaci di riorganizzare la loro attività tenendo conto delle necessità della nuova editoria digitale, Amazon e il suo e-reader rappresenteranno un’opportunità in più, non un impedimento. E poi, vuoi mettere… con un Kindle in tasca niente più pericolo di spalle lussate e ti senti leggera come quella signora che andava in deltaplano durante quei giorni: il che è tutto dire!

Featured image, uno dei Kindle di Amazon.

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