Che le bandiere blu fossero un po’ sospette lo si poteva intuire anche prima dell’ultimo vasetto di Pandora aperto per l’estate: si è scoperto che le “medaglie” per le acque più cristalline vengono assegnate ai singoli tratti di mare pulito, ma poi il premio viene di fatto assegnato ai comuni e dunque a tutto il loro litorale, compresi i tratti non balneabili e inquinati. Lo si poteva intuire sia perché i criteri per ottenere la sospirata bandiera, con i suoi ritorni economici, sono in parte generici ed estranei allo stato delle spiagge e delle acque, sia perché i parametri usati per definire “pulito” un tratto di mare si riducono ai colibatteri e sia infine perché l’assegnazione delle bandiere non è frutto di controlli autonomi da parte della sezione nostrana del Fee, organizzazione ambientalista danese probabilmente ignara del “fattore Italia”, ma di fatto basata sulle autocertificazioni dei comuni: con un conflitto di interessi così evidente da diventare ridicolo, eppure mai rilevato.
Già due anni fa, di fronte a tutto il meccanismo “turistico -estivo” che fabbrica illusorie meraviglie, peana ed epinici, scrissi un post ( qui )per mettere in guardia dalle bandiere blu e dai meccanismi che le facevano sventolare un po’ troppo facilmente. Non c’era come invece oggi un qualche scandalo, c’era solo la scandalosa retorica che passava sopra tutte le evidenti pecche delle bandiere blu. Ma naturalmente tutto è proseguito come prima e anche quest’anno Claudio Mazza, presidente della Fee ha illustrato la mappa delle dolci e fresche acque, salvo poi cancellare dal sito del Fee la cartina che supportava l’equivoco tra i singoli tratti di mare e i territori litoranei dei vari comuni, quando la cosa è saltata fuori.
Ci sarebbe da chiedersi di che vive la sezione italiana della Fee che naturalmente è senza scopo di lucro – chissà perché al pensiero vengo preso da un riso irrefrenabile – però non è questo che mi interessa, mi interessa invece questa vicenda come apologo del “sistema Italia”: si fa poco o nulla per rendere pulite le acque, per quello i soldi non ci sono mai, ma si spende e si spande per far credere che lo siano, niente fatti e molte medaglie, come accade ai governi ormai da un quindicennio, ambiente devastato, ma teoricamente premiato, conflitti di interesse, abusivismo, acque infestate da furbacchioni, un complesso economico turistico che invece di evolversi va dietro a queste salvifiche opacità. Il risultato è che il turismo è ormai al lumicino. Così come il Paese: e non sarà una qualche bandiera blu a salvarci.