Maria Vittoria, anni 3, stacca un adesivo di un traslocatore abusivo durante il Retake sull'Appia Nuova della scorsa domenica. Dietro a questi adesivi, che all'autore dell'articolo sembrano innocui, si nasconde - ormai lo sanno pure i bambini di 3 anni - un racket assurdo: lavoro nero, sfruttamento e schiavitù, evasione fiscale e soprattutto sversamenti abusivi ed ecomafie oltre che mercatini illegali del rubato. Vi sembra esagerato? Beh, è così. Tutto dietro ad un adesivo e ad un numero di telefono affisso illegalmente. Chi è condiscendente verso l'illegalità e chi considera il degrado come un problema minore è amico delle mafie che grazie a questo degrado prosperano. Voi ormai lo avete capito, ditelo in giro!
C'è il serio rischio che Il Manifesto (si tratta ancora di una testata giornalistica seria, no? Correggeteci se sbagliamo), tolga l'articolo, e forse non sarebbe neppure una cosa sbagliatissima per quanto non sia male ogni tanto leggere gli sproloqui di chi - per fortuna - inizia a sentirsi a disagio in una città che finalmente vede la civiltà in fondo al tunnel. Ma nel caso Il Manifesto non lo faccia, ovvero nel caso che a questo link continui ad esserci un raccapricciante testo che umilia e sbeffeggia l'impegno civico di gruppi come Retake Roma, allora noi vi chiediamo una cosa sola. Senza neppure indicarvi come, perché gli argomenti li conoscete alla perfezione. Una cosa sola: cliccate e commentate.
Fate capire (cosa impossibile, conosciamo i nostri polli) al personaggio che ha scritto l'articolo quanto sta sbagliando. E fate capire (cosa più fattibile), al giornale in questione quanto sbaglia a lasciar spazio a chi spazio non dovrebbe avere, a chi considera l'illegalità, la prevaricazione, la violenza come valori. A chi considera l'impegno civico di tanti (uomini, donne, mamme, nonni, anche tantissimi bambini) come qualcosa da prendere per i fondelli, come qualcosa da irridere, come qualcosa di scarsa rilevanza. A chi odia (testuale) i beni comuni badando solo a quelli privati.
L'articolo è piccolo, ma riesce in maniera geniale a condensare tutto il peggio della romanità che da ormai troppi decenni sta umiliando Roma. Quell'atteggiamento, inedito e non ravvisabile in altri sistemi urbani, che ha reso la nostra città un luogo sgradevole, degradato, lontanissimo anche a prima vista non solo dalle altre città occidentali, ma anche da metropoli dei paesi in via di sviluppo. Qui l'ordine è visto con sospetto, il rispetto delle regole è scambiato per fascismo, e soprattutto c'è sempre benaltro a cui pensare e poi "ce pensasse l'Ama". Il Pigneto? Il suo problema non sono i Casalesi che gestiscono uno spaccio di stupefacenti spaventoso, nooo, quello va benissimo, il problema è che il quartiere è militarizzato, il problema sono i giovani agenti da 1200 euro al mese, non la mafia. E i manifesti abusivi e infestanti della camorretta dei localari? Ma sono sinonimo di "solidarietà" o al limite di "socialità". Siamo alla lobotomia più profonda e totale, siamo alla seconda liceo di trent'anni fa. E chi non sottostà a questa dittatura della violenza, del degrado, della devastazione, dell'idiozia, della prepotenza, della legge del più forte, della difesa a prescindere di ciò che è illegale è da irridere, da prendere per i fondelli. Una romanità che, anche e soprattutto grazie a noi (lo diciamo con tutta la presunzione di questo mondo, sapendo quanto questa affermazione sia al contempo forte ma vera. E i gruppi di volontari sul territorio sono la conseguenza di un lavoro di sensibilizzazione che abbiamo iniziato una vita fa), sta iniziando a trovarsi meno a proprio agio in città. Gente che si sta rendendo conto di essere sempre più in minoranza: o cambiano modo di fare, adeguandosi ad uno stile di vita civile e europeo, o rimarranno sempre più marginali, sempre più mal visti, sempre più additati. Gente che, sempre più all'angolo, reagisce in questa maniera vomitevole. Gente che considera "pericoloso" (sta scritto così) chi si impegna per un ripristino della civiltà. Quotidiani che si pongono come fogli progressisti e intellettuali che danno spazio e spago a nemici del riscatto civile di cui la città ha vitale necessità. Perché?
Aggiornamento delle 15.45. I simpatici web master de Il Manifesto hanno optato per chiudere i commenti e di censurare il dissenso rispetto all'assurdo articolo. Ennesimo bel segnale di inadeguatezza, di una mentalità che stiamo per fortuna rapidamente archiviando.
A questo punto i commenti metteteli qui. O sul nostro Facebook o magari sul Facebook del Manifesto dove è pubblicato questo articolo. Ovvero qui, almeno facciamoci sentire!