Sul ridicolo scazzo Striscia la notizia vs MasterChef. Del guru mediatico solo al comando e ancora sulle moderne categorie intellettuali e di “intellettuali”.

Creato il 07 marzo 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

Gli intellettuali sono destinati a sparire con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale

com’è avvenuto per gli eroi del cinema muto con l’invenzione del sonoro.

Siamo tutti dei Buster Keaton.

Jean Baudrillard

di Rina Brundu. Premetto che non ho la più pallida idea di cosa tratti il programma MasterChef. Leggendo alcuni degli articoli pubblicati da dati giornali-che-contano dopo lo scazzo Striscia la notizia – MasterChef, ho inteso che dovrebbe trattarsi di un altro talent televisivo dedicato a faccende casalinghiche e culinarie a rischio (nello spettatore) Sindrome senile e rincoglionimento acuto. Premetto anche che sono anni ormai che non guardo più Striscia la notizia, un programma che ha già detto e ripetuto tutto ciò che bisognava dire e che meglio di qualunque altro ha raccontato il peggio del pseudo-culturalismo che ha portato seco il ventennio berlusconiano e che ne è emblema perfettamente riuscito.

Ma cosa sarebbe successo? Da ciò che mi è dato di capire (francamente occupare il neurone rincoglionito per saperne di più significherebbe caricare l’anima con un altro inutile peccato capitale!), il tg satirico di Canale 5 avrebbe anticipato il nome del concorrente vincitore di MasterChef, provocando grande indignazione chez Sky, l’editore che manda in onda il programma, il quale editore avrebbe finanche inviato diffida a Canale 5. In una micro-intervista pubblicata quest’oggi dal Corriere.it, il patron di Striscia, Antonio Ricci, si difende con l’usata tiritera intellettualeggiante o pseudo-tale a cui non sembra proprio in grado di resistere: “Un ballon d’essai”.

Un ballon d’essai? L’ennesimo trucchetto mediatico provocatorio per sondare le reazioni? Di chi? Più che di “ballon d’essai” io parlerei di balle, palle tout-court, finanche di palloni gonfiati. Sono anni infatti che Striscia, oltre ad un encomiabile lavoro di contro-informazione giornalistica (quanto mai necessario in un paese come il nostro dove il giornalismo professionistico è macchietta della sua alta idealità), porta avanti, come un bulldozer guidato da manovratore impazzito, operazioni di demolizione dell’avversario (in senso lato), sempre più o meno sorpreso in stato di evidente “defaillance” o, nei casi peggiori, direttamente con le mani nel sacco.

Diceva Giulio Andreotti, che se ne intendeva, che a pensare male si fa peccato ma ci si indovina; ecco, io penso che Antonio Ricci abbia annunciato il vincitore di un talent prodotto da un editore concorrente ben sapendo delle “conseguenze” che tale operazione portava seco. L’unica altra possibile opzione è che Striscia sia attualmente guidata da un guru magari avanti negli anni, che non sa più degli impatti mediatico-digitali che date “operazioni” televisive possono implicare e così facendo diventa un rischio-di-business per il suo stesso datore di lavoro.

Detto questo non si capisce neppure il perché della diffida di Sky contro Striscia: il giornalismo non è attività da oratorio francescano! In primis, qualora la redazione di Striscia, che resta sempre una redazione giornalistica, fosse entrata in possesso di una “soffiata” che la informava del prossimo vincitore del programma, avrebbe avuto ogni dovere deontologico di informare il suo pubblico. Comportarsi altrimenti avrebbe significato censurare o, peggio ancora, sottostare a modalità di connivenza di tipo mediatico-mafioso. Ma soprattutto: com’é possibile che un editore concorrente possa annunciare il vincitore di un talent televisivo che si suppone portato avanti con la garanzia di massima imparzialità per tutti i partecipanti, fino all’ultimo minuto del programma? Perché le varie associazioni di categoria deputate non si stracciano anche loro le vesti in piazza e non portano avanti i necessari controlli? O stiamo davvero vivendo scene da nuovo far-west mediatico-digitale?

Di cosa si sta parlando, dunque? Di cosa scrive il Corsera in prima, da giorni e giorni, ormai? Fondamentalmente di nulla, o per meglio chiarire dell’ennesimo ridicolo scazzo della televisione italica, con la magra consolazione che almeno i due editori coinvolti sono players a cui noi non paghiamo il canone. Tuttavia, ciò che mi ha veramente colpito in questa faccenda sono altre questioni. Da un lato il contenuto della già citata intervista a Ricci, e quindi il potere contrattuale che questo autore deve avere nella sua stessa azienda se si permette di rappresentare in pubblico i vertici come titubanti, indecisi insomma se temere più lui (e una eventuale possibilità che passi alla concorrenza) o la diffida di Sky; dall’altro l’autoritratto di intellettuale analogico che Ricci fa di se stesso, di questo uomo solo al comando, apparentemente intoccabile (di sicuro, e con ogni ragione, è lontano dal temere che il redattore del Corsera possa metterlo in difficoltà con qualche domanda scomoda, non sia mai!); un autoritratto che si risolve in un quadro post-moderno lucidissimo, che è pure summa di ciò che è stato il peggio dell’intellettualità nostrana degli ultimi vent’anni unito alla pochezza dell’intellettualità-formale dei nostri tempi digitali.

Detto altrimenti, quando il padre-padrone di Striscia la notizia nega che il Gabibbo sia il suo alter ego e dice: «No, il Gabibbo è un essere abietto, è il populista più schifoso, un pupazzo ignobile», egli mente. Il Gabibbo – sebbene io non userei i termini che Ricci usa per definire la sua stessa creatura – è l’intellettuale Ricci, quello più vero, ma non solo. Il Gabibbo è espressione massima della nostra intellettualità dell’ultimo quarto di secolo ed è emblema visibile del perché siamo finiti nella merda, anche creativa, dentro cui navighiamo a vista in questi anni, apparentemente gustandone l’odore: MASTERCHEF!

Featured image, Buster Keaton.

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