Sul suicidio politico di Grillo, sui forzati del buonismo a tuti i costi e con Montale contro i baroni dell’impegno intellettuale per convenienza.

Creato il 01 giugno 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Rina Brundu. Adesso è ufficiale, il grillismo è morto e tutto ciò che resta sono i parenti-serpenti impegnati a spolpare la carcassa, chi più chi meno e a seconda delle convenienze. Il grillismo è morto perché suicidato dai suoi stessi padri fondatori che hanno pensato bene di veicolare le buone intenzioni di fondo nel peggiore dei modi: sparando castronerie a ritmo continuo, proponendo modelli del fare, di sviluppo, comunicazionali (in ultimo anche alleanze), utopici quando non ridicoli e ad un tempo talmente naif che un qualsiasi bimbetto della nostra età digitale avrebbe potuto fare meglio.

Almeno adesso è ufficiale: l’Italia non è un’altra Repubblica dell’Africa o del Sud America pronta a seguire Tizio o Caio giù dal burrone forconi alla mano. Al contrario il Paese ha dimostrato di essere a buon diritto una grande democrazia occidentale molto matura e molto democristiana. La rivicinta del grillismo, che ci sarà, è dunque rimandata ad un futuro ancora distante, e bisognerà delegarla; ovvero, occorrerà delegarla ad un M5S riorganizzato, diverso, cosciente delle responsabilità che bisogna prendersi sulle spalle quando si vuole guidare una nazione, cosciente di quali siano i veri interessi di quella nazione, e con i piedi ben piantati per terra.

La rivincita del grillismo ci sarà perché é nella natura delle cose ma potrà realizzarsi soltanto quando i tantissimi giovani che votano l’M5S saranno la classe che muove il Paese, quando l’Italia digitale avrà completamente rimosso le ragioni comode e satolle dell’Italia contadina che ancora è. Non riesco a nasconderlo: pur essendo convinta che la vittoria renziana sia stata una cosa buona e giusta in questo momento storico, c’é qualcosa che mi preoccupa terribilmente nella stessa, come ogni operazione gattopardesca che propone cambiamenti per fuggirli.

Uno dei tanti elementi che ci dicono che quei mutamenti sono lungi dal venire, che forse non verranno mai, e che dati alla mano si può portare ad esempio in quanto è stato sotto gli occhi di tutti fino a poche settimane fa, è l’incredibile campagna elettorale fatta dalla RAI per Renzi con contorno di Grande-Stampa compiacente. Non si vedeva una cosa del genere dai tempi della DC ma forse non si è mai vista. Il renzismo al governo è di fatto una appendice del montismo, una sua versione più politically correct, figlia di una decisione popolare fortemente “voluta” da chi ancora vede e provvede, in quel di Bruxelles e in quel di Germania, per quello stesso popolo.

Per questi e per infiniti altri motivi un M5S diverso, moderno, capace di proporsi come un partito italiano credibile è quanto mai necessario o affonderemo tutti quanti, bene e presto, nel pantano dei forzati del buonismo a tutti i costi e dell’impegno intellettuale per convenienza. O per dirla con Eugenio Montale: “Guardiamoci dal regalare una patente di nobiltà intellettuale ad ogni sbadiglio dell’attuale universale noia”.

Featured image, Nigel Farage.


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