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Sul teologo cattolico gay Krzysztof Charamsa che fa coming-out. E sulla sciocchezza del secolo del filosofo Antonio Livi vs il concetto nietzschiano di verità.

Creato il 03 ottobre 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
225px-Antonello_da_Messina_009di Rina Brundu. Il teologo cattolico gay Krzysztof Charamsa fa coming out? In verità vi dico (seguo nella scia grillina: Grasso, perdona loro…) che la prima considerazione che viene alla mente è un sonoro “ecchissenefrega”: i problemi del mondo sono altri e non gli orientamenti sessuali di Tizio e di Caio. Ma naturalmente questa sarebbe una reazione in un “paese normale”. Diverso è il caso di un paese cronicamente afflitto da sindromi superstiziose conclamate e perennemente prigioniero di dinamiche medievali che fanno a pugni con ogni minimo senso logico-razionale.

In gioventù avevo grande ammirazione per i cosiddetti “teologi”: in dato modo li vedevo alla stregua di coloro che cercavano di analizzare la dottrina con una sorta di senso critico, con uno spirito a suo modo scientifico. Sciocchezze, boutades! Non posso parlare della teologia cattolica che sarà ma di quella che fu si può senz’altro concludere che è stata capace di produrre solo chiacchiere alla stregua della nostrana casta politica. Basti pensare che si legge che “secondo Antonio Livi, filosofo, editore e saggista italiano di orientamento cattolico,” sarebbe stato Agostino d’Ippona «il massimo pensatore cristiano del primo millennio e certamente anche uno dei più grandi geni dell’umanità in assoluto». Augurandomi che quella appena riportata sia solo una mala interpretazione del pensiero liviano da parte di un incauto redattore wikipedico, e nell’attesa di una veloce smentita, non posso non commentare che se non fosse questa attribuita a Livi la cazzata del secolo che offende migliaia di spiriti brillanti che hanno sovente dato la vita per farci vivere meglio e offende finanche la mia intelligenza non tanto brillante, si sarebbe potuto concludere che le cogitazioni più ridicole le ha scritte proprio questo “padre” della Chiesa. Di fatto basta leggerle anche in maniera distratta per comprendere la portata delle sciocchezze scritte da Sant’Agostino, mentre non entro neppure nel dettaglio del suo stile di vita libertino e libertario o del suo “arguto pensiero” sull’altra metà del cielo per carità di Dio e perché resto convinta che se Tizio ha tutto il diritto di scrivere una porcata Caio avrebbe pure il dovere di evitare di reiterarla nero su bianco.

Naturalmente chi avesse dubbi su quanto scritto fin qui, prima di commentare in calce aggiungendo porcata a porcata, si prenda qualche bel libro di filosofia classica e vada a comparare il pensiero dei grandi filosofi greci, la sua profondità e valenza attuale con il pensiero agostiniano: assicuro che basta mezzo neurone rincoglionito per comprendere la portata di un gap intellettuale abissale.

Ma perché questa pippa? Semplicemente per dire che se i suoi colleghi “teologi” avessero fatto un miglior lavoro e avessero perseguito un ideale meno cattolico e più nietzschiano del concetto di verità, il teologo Charamsa avrebbe potuto fare coming out e vivere meglio la sua sessualità molto tempo fa. Facile fare coming out trendy e mediatico adesso sotto l’ala protettiva del pontificato francescano. Ne deriva che l’unico commento assennato che si può fare sull’intera vicenda è che per fare un piccolo passetto da gigante la grande Chiesa di Roma ha avuto bisogno del coraggio di un altro eroe solitario (per chiarirci Francesco non Charamsa, che dovrebbe evitare di dichiarare che sarebbe pronto a “pagarne le conseguenze”. Le conseguenze di che? Si ricordi che Guantanamo è già affollato e comunque non accettano questa tipologia di detenuti anche un poco ridicoli nella loro naïveté), mentre le sue potentissime e numerose legioni tutte insieme hanno dimostrato una volta di più di non riuscire a sollevare neppure un granello di sabbia, figuriamoci un altro Cristo (o Krzysztof)  schiacciato a terra dai suoi presunti peccati capitali!


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