"[...] D: La partecipazione è alla base della politica, è forse la caratteristica principale di un cittadino che voglia dirsi tale. Ma questo ci porta a un altro argomento di importanza cruciale, che può essere allo stesso tempo la chiusura del cerchio [...]: la formazione di quello stesso cittadino, la sua educazione alla cittadinanza. In una parola, la scuola pubblica.
R: Avevo sperato nel progetto #labuonascuola, nella consultazione di quel mondo.
Ma di cosa in realtà stiamo parlando? Sappiamo che saranno assunti centocinquantamila precari, sappiamo che servono soldi per l'edilizia scolastica, sappiamo che il Governo intende rafforzare l'insegnamento delle lingue e aprire le classi tecniche alle imprese perché possano svolgere là una parte dell'apprendistato al lavoro. Tutto qui?
Qual'è l'idea della riforma che si vuole sottoporre a verifica? Quale analisi sul funzionamento della nostra scuola e dei sistemi di istruzione in altri Paesi simili offriamo al confronto?
Su cosa chiediamo un sì o un no? Temo che ognuno dirà qualcosa di diverso, magari di geniale, ma non connesso a un progetto, non decisivo.
Così alla fine il decisore farà quello che aveva già deciso, nel rispetto delle disponibilità di bilancio.
Non ci siamo. Avrei preferito che il Governo presentasse un progetto in pochi punti, che se ne trattasse in tutte le scuole e poi si riunisse una grande Convenzione di studenti, insegnanti, dirigenti e dipendenti per discutere e per votare.
L'unica partecipazione che serve è quella nella quale il cittadino venga davvero messo nelle condizioni di decidere. La partecipazione delegante mi ricorda i bambini che portano i fiori e recitano la canzonetta davanti al Piccolo Padre, il quale graziosamente ascolta e provvede.
Io non ci sto. [...]"
(Fonte: Il caffè amaro, C.Mineo - R.Bertoni - A. Costi, Imprimatur Editore)
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