
C'è chi dice che più che programmare viaggi bisognerebbe costruirsi una vita da cui non si ha bisogno di prendere vacanze.
Vero, forse.
Ma quando questa vita non c'è (o magari non c'è *ancora*, chissà), allora menomale che ci sono i viaggi.
"Non si viaggia per fuggire dalla vita, ma perché la vita non ci sfugga" - dice un aforisma che mi piace molto; ma di conseguenza, allora, mi domando: che cos'è la vita?
Quella che abbiamo? Quella che vorremmo? Quella che abbiamo quando siamo felici o quando siamo alle prese con gli obblighi, la fretta, le ombre, gli ostacoli del quotidiano?
Quand'è che la vita "ci sfugge"?
Quando passiamo la giornata seduti in ufficio a fare un lavoro che non ci esalta ma che ci serve per pagare le bollette (e sì, anche i viaggi)? Quando ci facciamo andare bene tutto questo? O quando riflettiamo, con una fitta sottile, che in fin dei conti non abbiamo grandi alternative concrete a tutto questo?
Quando trascorriamo la serata in casa, da soli ma felici, a scrivere, a leggere, a sognare? Quando la trascorriamo con persone con cui non riusciamo veramente a parlare, ad essere noi stessi?

Mi piace il viaggio perché ti regala una vita diversa.
Qualcuno dirà che non è quella la vita "vera". Io rispondo che la vita è sempre vera. Che siamo sempre noi stessi, in qualunque frangente, in qualunque circostanza. Non c'è margine di fuga a questo. Finché abitiamo la nostra pelle, saremo sempre noi stessi. E finché respiriamo, la vita sarà sempre vera.
Ma luoghi diverse, esperienze diverse, ritmi diversi ci portano a far emergere aspetti diversi di noi. Non è una fuga, è una scoperta.
Mi piace il viaggio perché è una novità.
Mi piace l'aspettativa prima della partenza perché è la vigilia di un cambiamento. Andrà bene? Andrà male? Andrà bene ed andrà male, sarà bello e sarà difficile, sarà divertente, malinconico, noioso e curioso: sarà nuovo, sarà una scoperta, una crescita.
Non tornerai mai uguale a prima.
E' lo stesso per qualunque esperienza nella vita; ma col viaggio tutto questo si amplifica, si accelera.
E' come aprire per la prima volta la copertina di un nuovo libro che si comincia a leggere: non esistono libri brutti, esistono solo libri che non ti emozionano.
Ma in questo libro qualche riga di ogni pagina sei tu a scriverla.
Per questo mi piacciono i viaggi, perché si leggono e si scrivono.

E mi piacciono le vigilie, mi piace immaginare cosa vedrò, le sensazioni che vivrò.
Mi piacciono gli aeroporti per il senso di potenzialità che danno, per tutti i luoghi che consentono di raggiungere e le storie che possono farti vivere e raccontare.
Mi piace volare, perché essere sospesi al di sopra di tutto diventa anche una metafora: essere su un aereo mi obbliga ad essere staccata da tutto per qualche ora, e mi lascia libera di riflettere, di sognare, di scrivere.
Mi piace vedere cose nuove, fare cose nuove, mangiare cose nuove.
Mi piace essere nuova.
Mi piace fare quello che normalmente non riesco a fare.
Mi piace uscire dagli schemi e vincere le paure.
Mi piace avere la volontà di godermi ogni istante della giornata, e poter fare quel che mi va di fare in quel momento.
Mi piace crearmi nuove abitudini, e scoprire aspetti del posto in cui visito che non ci sono sulle guide turistiche e che, forse proprio per questo, diventano un po' più miei.

Mi piace poter avere ricordi di panorami, di tramonti, di spiagge ed orizzonti.
Di persone, di scoperte, di usanze, di angoli e di piazze.
Di rifugi e di libertà.
Di sogni e di realtà.
Di vita - che in viaggio quasi mai fugge, ma forse è un po' più intensa, un po' più felice...
