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Il voto e la società italiana
In presenza di una crisi economica senza precedenti questo voto, comunque distorto da una legge elettorale antidemocratica e dalla parzialità dell'informazione (televisiva e non) ed in cui si deve ricordare che un quarto dei cittadini si è astenuto dalla partecipazione, sembra molto poco un voto di opinione e tanto un voto dato solo in funzione di bisogni ed interessi economici da rivendicare, da difendere e da garantire. Al centrosinistra il voto di chi, soprattutto nel ceto medio, si considera ancora garantito ed ha assorbito tutto sommato bene la crisi, a Monti il voto dei ceti imprenditoriali e professionali più agiati, a Berlusconi quello di chi naviga nel mare dell'economia sommersa e criminale e del voto di scambio, a Grillo quello degli arrabbiati e degli esclusi o di coloro che si sono trovati improvvisamente impoveriti.
Il voto e l'Europa
Questo voto ha nettamente bocciato le politiche di austerità praticate da Monti ed imposte dalla Troika (BCE, Commissione Europea, Fondo Monetario Internazionale). Chi si proponeva di governare in continuità con quelle politiche – il PD e Monti – raccoglie complessivamente poco più di un terzo dei votanti. Tutto il resto - a destra, in quel briciolo di sinistra che è restato, nel Movimento 5 Stelle – va in direzione decisamente contraria.
Il fallimento del centrosinistra ed il ritorno di Berlusconi
In tanti lo avevamo previsto: di fronte ad un centrosinistra che si proponeva quale garante di un pessimo status quo e colpevole del sostegno alla macelleria sociale di Monti il ritorno di Berlusconi con le solite tattiche e i soliti mezzucci era inevitabile. Per 120 mila voti Berlusconi non si è assicurato il premio di maggioranza alla Camera e la possibilità di scegliere il prossimo Presidente della Repubblica. In merito al magro risultato di Monti, Casini e Fini (pur sostenuti dal Vaticano, dalle principali cancellerie europee, dai più importanti esponenti dell'imprenditoria italiana) si dimostra ancora una volta che nella società italiana non c'è spazio per una destra liberale ma solo per una destra arruffona, autoritaria, populista.
Il boom del Movimento 5 Stelle
Il boom del Movimento 5 Stelle primo partito per numero di consensi alla Camera e che sconvolge il panorama politico italiano e la composizione del Parlamento porta con sé una serie di effetti positivi: la rappresentanza di cittadini e soprattutto di giovani che altrimenti sarebbero restati ben distanti dalla politica, l'impossibilità di dare vita ad un Governo Bersani-Monti che potesse continuare ad operare, come nulla fosse, nella subalternità ai diktat delle grandi organizzazioni finanziarie sovranazionali, il far emergere come temi culturalmente egemoni il no alle grandi opere come la TAV, il reddito di cittadinanza, la difesa dell'ambiente attraverso lo sviluppo delle energie rinnovabili e la pratica del riciclo dei rifiuti in luogo della costruzione degli inceneritori.
Il flop di Rivoluzione Civile
In questo contesto, in questa società italiana il flop, doloroso per chi scrive ed oltre ogni previsione, di Rivoluzione Civile. In un Paese che ha premiato Berlusconi (!) con oltre il 29 per cento dei voti alla Camera (riportando Scilipoti in Parlamento) e assicurandogli il premio di maggioranza al Senato in alcune regioni fondamentali, che vede nella civilissima Lombardia la vittoria di Bobo Maroni, alleato di Formigoni e leader del partito di Renzo Bossi, del cerchio magico, degli investimenti in Tanzania e nei diamanti, dare la colpa dell'insuccesso ad Antonio Ingroia (effettivamente poco telegenico ma autentico galantuomo) o alla presenza in lista di Di Pietro, Ferrero o Bonelli è ingeneroso e riduttivo. Sarebbe come, pur in presenza di indiscutibili errori da parte di chi ha organizzato a pochi mesi dal voto la proposta di Rivoluzione Civile, prendersela con Stramaccioni con un'Inter in via di smantellamento perché non riesce a vincere scudetto e Champions League. Certamente esiste una crisi della rappresentanza ma questo dovrebbe valere per tutti i partiti, certamente si deve discutere sull'identità e sul ruolo della sinistra (ed in questo, nelle discussioni e nelle analisi, dalla nostra parte siamo bravissimi) a patto di non dimenticare la peculiarità italiana dove, a differenza della maggior parte dei Paesi europei che hanno grandi partiti socialdemocratici affiancati da importanti forze di sinistra radicale (come Isquierda Unida o la Linke o il partito di Mélenchon in Francia), non esiste ormai da anni una sinistra – né riformista né radicale – degna di questo nome. Il punto vero, a mio avviso, è che dentro una drammatica crisi economica e con questa legge elettorale il voto dei cittadini sia stato inevitabilmente indotto a polarizzarsi verso quei partiti che avessero qualche possibilità di incidere nella realtà politica e che non esistesse lo spazio per romantiche scelte di affermazione di identità e valori quale era Rivoluzione Civile.
Cosa succede adesso
Il risultato delle elezioni è l'ingovernabilità (a dispetto di una legge maggioritaria che dovrebbe appunto assicurare la governabilità pur a danno della corretta rappresentanza delle minoranze). Il centrosinistra di Bersani e Vendola non ha i numeri per governare né da solo né insieme a Monti. Se si azzardasse a dare vita ad un governo insieme anche a Berlusconi significherebbe consegnare la guida del Paese al prossimo giro (forse tra un anno o due) al Movimento 5 Stelle. Al momento quello di cui si può essere sicuri è che sono saltati gli organigrammi concordati prima delle elezioni e che il centrosinistra si vedrà costretto a proporre sia per la Presidenza del Consiglio che per la Presidenza della Repubblica candidati di elevato spessore (per quest'ultima carica: Zagrebelsky? Rodotà?). Che farà il Movimento 5 Stelle (che ha oggi il pallino in mano)? Gli eletti del Movimento 5 Stelle saranno probabilmente migliori di gran parte dei deputati e senatori che siamo stati abituati a conoscere. Ma la decisione non sta nelle loro mani. Sta per il momento solo nella testa di Grillo e di Casaleggio perché, al di là dei contenuti e del proficuo lavoro dei meet up, il Movimento 5 Stelle sono loro e solo loro. Il PD come si suol dire è in un cul de sac : ha perso un'occasione storica un anno fa per cancellare Berlusconi ed assicurarsi saldamente la guida del Governo. Ora non ha i numeri per governare ed è destinato a perdere se si andasse presto ad un nuovo voto, con Berlusconi incombente e minaccioso avendo dimostrato – pur non potendosi più candidare alla guida del Governo per raggiunti limiti di età - di saper continuare a rappresentare un ampio blocco sociale che non è certo scomparso e venuto meno. L'intenzione che è stata manifestata dal Movimento 5 Stelle è quella di svolgere un'opposizione in stile siciliano: cioè di fronte ad un Governo di minoranza (che comunque dovrà ottenere la fiducia del Parlamento) non abbandonare le proprie rivendicazioni più estreme e fornire il proprio eventuale appoggio solo su singoli provvedimenti che coincidano con il proprio programma. Ma cosa succederà se i mercati, come è possibile se non probabile, scateneranno con un Governo debolissimo una nuova aggressione sul debito pubblico italiano? Grillo porterà alle estreme conseguenze la sua critica al sistema della globalizzazione finanziaria e all'Europa della troika mobilitando insieme le piazze che è capace di riempire e la forte rappresentanza parlamentare? Ed uno scontro sociale e politico così aspro potrebbe aprire la strada a svolte autoritarie da parte del 'sistema'? Oppure tutto si normalizzerà dando alla BCE la funzione di finanziare gli Stati che aderiscono all'euro? Ecco allora che qui rientrano in gioco tutte le ambiguità di Grillo e le domande sul Movimento 5 Stelle e sullo scontro che si sta giocando intorno all'euro. E' interesse degli Stati Uniti l'implosione dell'euro e questo lo contrappone alla Germania? Lo straordinario successo elettorale di Grillo e Casaleggio è tutta farina del loro sacco e frutto della disperata situazione italiana o c'è qualcosa o qualcuno dietro? E' possibile che in un Paese dove per impedire al PCI di Berlinguer di andare al Governo sono state usate le bombe, il terrorismo, la strategia della tensione e sono stati progettati colpi di Stato venga concesso ad una forza politica di far saltare attraverso le elezioni il banco non solo italiano ma di tutta l'Europa e forse di tutta la finanza mondiale? E' possibile che il 'compito' di Grillo sia quello di imporre per conto terzi alla Germania l'abbandono dell'austerità e una volta raggiunto il risultato sia destinato a tramontare?
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