Sul vulcano
di Gianfranco Pannone
Italia, Svizzera, 2014
genere, documentario
durata, 80'
Camminare sull'orlo del precipizio. E' così che si vive sul Vesuvio ed è
così che vivono i personaggi del nuovo film di Gianfranco Pannone,
documentarista d'origini napoletane tornato sui luoghi nati per una
ricognizione geografica e sentimentale intorno alle radici di un comune
sentire. Perché Maria, Matteo e Yole, i protagonisti del film, pur
differenti nello stile di vita e nel mestiere di vivere, così come il
resto dei personaggi che il regista prende in considerazione nel suo
viaggio cinematografico, diventano uguali nella consapevolezza del
sentimento che lega le loro vite alla voluttà del monte Vesuvio, e alla
sua prossima, sconosciuta eruzione. A partire dalle loro sensazioni, e
dall'esperienza che deriva dall'aver accettato quel compromesso, "Sul
vulcano" alterna le facce e le parole dei suoi "attori" con sistematiche
incursioni nella Storia, sociale, antropologica e mitologica riferita
al fenomeno naturale, per capire come si sia trasformata nel corso del
tempo la convivenza con la possibilità di ripetere l'esperienza che
toccò a Ercolano e a
Pompei. Un argomento che appartiene agli annali
della cronaca ma che è pure parte integrante di un immaginario
collettivo che non ha confini, se è vero che anche
Hollywood continua a
investire sul fascino un po' maledetto i quegli avvenimenti.
Nel
film di Pannone invece, il racconto di chi vive il quotidiano e le
aspettative di un domani senza futuro, sembrano trovare fondamento nelle
immagini d'archivio, che testimoniano il corso degli eventi attraverso
un
collage di notizie, bollettini ,documentari (manca stranamente il
contributo di una produzione cinematografica che sappiamo ricca) che
ieri come oggi sono intrisi da un misto di meraviglia e
pragmatismo.
Come se, per chi vi partecipa, a parte gli scongiuri affidati a San
Gennaro (messo in concorrenza con un altro Santo protettore in uno dei
passaggi più simpatici del film) non si potesse far altro che andare
avanti, facendo finta di niente. E poi nei brani letterari declamati da
una serie di voci che appartengono alla cultura campana e partenopea (da
Toni Servillo ad Andrea Renzi, a
Iaia Forte ma ci sono catanesi doc
come
Donatella Finocchiaro e Leo Gullotta)che spostano il punto di vista
su una riflessione mediata dall'abilità affabulatoria della scrittura,
in un mix tra alto e basso che è il tratto più evidente di "Sul
vulcano", non a caso, e per stessa ammissione del regista, debitore del
Rossellini di "Viaggio in Italia" e di "Stromboli". Nella stessa
direzione è anche la scelta di un tono antiretorico, lontano dagli
stereotipi di una napoletanità che "Sul vulcano" mostra singolarmente
cauta e riflessiva. A contare nel film è la trama gestuale ed espressiva
degli attori (sociali), il modo di occupare la scena con una dignità
che sembra tenere testa a quella altera e
sublime del vulcano che
Pannone, grazie ad un uso sapiente del fuori campo, riesce a trasformare
in un luogo dell'anima, che ritorna non tanto nelle riprese filmate -
in cui la presenza del Vesuvio è ridotta al minimo indispensabile - ma
attraverso la dimensione quotidiana di chi gli dorme accanto.
Distribuito dall'Istituto Luce il film sarà presto nelle sale italiane.