Dostoevskij
di Rina Brundu. Mi sono fermata sul suo volto “angelico” mentre facevo il solito zapping impazzito della domenica pomeriggio. Colei era pure di bianco vestita come si addice ad ogni angelo che si rispetti. Gli occhi splendevano di una felicità che evidentemente riguardava solo lei anche perché il contesto televisivo era quello tristo della “Domenica Live” di Canale 5.
La donna in questione era Klaudia Koll, l’ex attrice di film spinti adesso diventata suora o similtale e disperatamente lanciata sulle orme di San Franc… pardon, di Paolo Brosio. Nessun disrispetto, s’intende, ma mentirei se dicessi che sono una ammiratrice di simili modelli femminili, preferirei chiamarli antimodelli. Intendiamoci, sono molto grata per il lavoro che porta avanti con i bambini dei paesi più poveri; penso inoltre che dobbiamo dirle grazie per il modo con cui si pone, per dati versi sublimando quegli aspetti che fanno del cattolicesimo moderno se non una strada da consigliare certamente una opzione con cui anche chi non incensa Fede alcuna può confrontarsi. Non sempre, ma in qualche occasione é così senz’altro.
Ripeto però che c’é qualcosa dentro di me che mi fa affermare che questo non sia comunque un modello femminile da incensare. Detto altrimenti, io rispetto più la sofferenza di quella che deve essere stata la ragazza ribelle, arrabbiata col mondo al punto tale da darsi al cinema pornografico, rispetto di più il suo dolore di allora, la sua ricerca di una ragione valida per Essere, di quanto non rispetti quella luce ovattata che la circondava oggidì. Dall’epilessia religiosa di Dostoevskij, condita di crisi mistiche varie, ad infiniti altri casi di “esaltazione religiosa” studiati dalla psichiatria (vedi le cosiddette stigmate, per esempio), sarebbe senz’altro facile scrivere il perché queste storie di vita, che un tempo avrebbero portato alla beatificazione con conseguente santificazione, non sono modelli raccomandabili come non è raccomandabile ogni percorso, sovente figlio della depressione, che prevede un indottrinamento di qualsiasi natura.
Ma io penso che il percorso della Koll non sia di questa tipologia deleteria. Il suo potrebbe essere davvero un onesto approdo verso qualcosa che rende felice la sua anima, la completa, e di questo non si può che esserne lieti per lei. Ciò che però sia la Koll, come i vari Brosio, nonché i tanti che sono responsabili per le programmazioni su reti nazionali dovrebbero fare, è evitare di usare la notorietà di vicissitudini personali per fare proselitismo. Per propugnare nozioni il più delle volte diseducative, come è diseducativo tutto ciò che insegna ai giovani ad aspettare l’aiuto dal Cielo piuttosto che a darsi da fare per cambiare le loro circostanze.
La scienziata franco-polacca Marie Curie, tra le altre cose il solo scienziato ad avere vinto il Premio Nobel per la Fisica e anche quello per la Chimica, è morta in seguito agli effetti deleteri della radioattività da lei stessa scoperta. Quando la interrarono il suo corpo era diventato così pericoloso per gli ambienti circostanti che fu necessario preparare una tomba molto speciale. Per infiniti motivi questa donna, che ha dedicato tutta la sua vita e la sua anima allo studio, è un martire della scienza, un martire moderno tout-court. Domanda: ma perché durante la domenica pomeriggio televisiva non possiamo mai ascoltare il racconto di vite come le sue? La proposizione di simili modelli femminili et non? Ah, saperlo!