Uno dei problemi maggiori di quando si discute sull’editoria a pagamento è che spesso si tende a parlare in astratto, per sentito dire, limitandosi a riferire voci più o meno attendibili ma che spesso non si sa da dove arrivino. Ecco perché oggi, dopo aver postato un articolo che cercava di fare un riassunto sul complesso discorso riguardante l’editoria a pagamento, ho deciso di farvi leggere una serie di email ricevute da un’autrice che ha pubblicato un libro con un editore a pagamento: si tratta di una testimonianza di una diretta interessata, di una persona che c’è passata e che, per confermare quel che ho scritto nel precedente articolo, non ne è rimasta per niente soddisfatta.
Per chi ancora non è convinto di tutti gli inganni che si nascondono dietro agli editori a pagamento, ecco cosa pensa un’autrice dell’editore che l’ha pubblicata, in questa interessante email che mi è arrivata qualche settimana fa. Non si tratta del testo originale, poiché la scrittrice in questione ha preferito rimanere anonima, ma i contenuti sono pressocché invariati.
Storia di una truffa legale
Sono qui per raccontare una storia, precisamente la storia mia e del mio libro.
Ho pubblicato un anno e mezzo fa un libro con un editore a pagamento… anzi, a essere precisi, con quello che credevo fosse un editore. Penserei di essere una scrittrice fallita, se solo non fosse stato per il successo, seppur minimo, che il mio romanzo sta riscuotendo solamente grazie alla mia autopromozione incessante e per i premi letterari vinti da me. Ecco perché adesso ho una gran voglia di piangere.
Il contratto da me firmato, come è noto, obbliga l’autore ad acquistare un gran numero di copie del libro, per una spesa esageratamente alta. La stampa, infatti, necessita di molti meno soldi, anche se l’editore preferisce parlare di “servizio stampa”, che in teoria dovrebbe comprendere recensioni su testate giornalistiche, presentazioni, booktrailer e via dicendo.
In teoria, naturalmente, perché dopo più di un anno dalla pubblicazione ancora non ho visto niente di tutto questo. Niente, nemmeno un trafiletto striminzito. Ciononostante io, l’allocca che gli editori normali snobbano perché non possiede un’adeguata raccomandazione, ho speso tutti i miei risparmi per pubblicare il mio libro, un sogno che l’editoria distorta di questo paese mi ha sempre negato. E questo è stato un errore, perché adesso mi vergogno di aver regalato i miei soldi a questi ladri. È il mio nome a essere stato infangato, oltre che il mio portafogli.Non sono rimasta zitta a rodermi il fegato nel mio angolino, però. Da qualche mese ho deciso di scrivere all’editore, molto educatamente, tutte le cose che non andavano, per mettere in guardia i futuri autori affinché non commettano il mio stesso errore. Ha funzionato, perché in breve tempo la notizia ha iniziato a girare: a quanto pare, non sono l’unica a pensarla così.
A quel punto, l’editore mi ha telefonato, per cercare di correre ai ripari e di salvare il salvabile (anche se non mi hanno mai risposto quando li contattavo io): mi ha chiesto scusa per essermi sentita trascurata e ha cominciato a promettermi chissà cosa. Tutt’ad un tratto mi garantiva mari e monti, come presentazioni in ogni dove e presenza a varie fiere del libro. Anzi, mi ha addirittura rimproverato per non aver sfruttato abbastanza la casa editrice, dal momento che mi avrebbero dato tutto ciò che desideravo.
Molto bene.
Ho cominciato chiedendo all’editore di organizzarmi una presentazione alla fiera del libro di una città italiana. Risposta: ci avrebbe provato, ma è una cosa molto difficile.
Altra richiesta: ho domandato quando avrebbero pubblicizzato il libro nella trasmissione televisiva che mi avevano promesso nel contratto. Risposta: purtroppo in molti anni hanno scelto soltanto due libri della mia casa editrice, pertanto è molto complicato da ottenere.
Nuovo messaggio: a quando il trailer del romanzo (anche questo deducibile dal contratto)? Risposta: se avessi voluto investire sul booktrailer, avrei dovuto farmi fare un preventivo da sola, giacché l’editore non si assume queste spese.A questo punto, credo che sia legittimo da parte mia arrabbiarmi non poco con chi mi sta prendendo in giro così sfacciatamente. Adesso però sto male, perché vorrei che il mio libro sparisse da tutti i negozi, che venisse eliminato dalla faccia della terra. Vorrei poter dire a tutti la verità sulla mia casa editrice, dire al mondo che è una ladra senza pari.
Vorrei, ma non posso, e questo per un semplice fatto: l’editoria a pagamento non è illegale. Il mio editore scrive sul contratto quel che promette, e lo rispetta… a modo suo.
Per esempio, dopo varie insistenze sono riuscita a fare in modo che il mio libro venisse esposto alla fiera del libro di una importante città estera. Dato che nutrivo seri dubbi sulla serietà della casa editrice, sono andata io stessa per verificare che il libro ci fosse. Arrivo là e scopro che non c’è nessun dipendente della casa editrice ad accogliermi: ho dovuto girare da sola nel labirinto della fiera per cercare se ci fosse qualche editore straniero interessato al mio romanzo. Ma niente, perché la mia casa editrice non accetta di tradurre nessuno dei suoi titoli, nemmeno se l’interessato fosse un editore importantissimo.
Il problema è che se io provassi a intervenire legalmente perderei la causa, perché, come ho già detto, il mio editore scrive sul contratto in modo che chi legge sia indotto a firmarlo. Quello che poi realmente dà non è nient’altro che una presa in giro, ma facilmente riconducibile alle varie voci del contratto, quindi da questo punto di vista la casa editrice ha la coscienza pulita.Ora mi sento svuotata. Ho davvero la nausea per questa brutta esperienza, e quel che è peggio e che adesso il mio editore sta ridendo di me alle mie spalle, per essere caduta nella trappola come un allocco.
Spero soltanto che questa mia esperienza serva a far riflettere chi deve ancora pubblicare: non fate il mio stesso errore, non affidatevi a un editore a pagamento, se non volete essere presi in giro.Paradossalmente, però, io ce l’ho più con tutto il sistema editoriale italiano che con le case editrici a pagamento: troppo spesso l’autore, snobbato dall’editoria, è costretto a finire nelle mani di questi avvoltoi. È quasi il sistema stesso che ce lo spinge, dato che non concede alcuna possibilità agli esordienti sconosciuti: gli editori grandi – a meno che tu non abbia la famosa spintarella – non hanno in nota gli esordienti. Ciononostante, siamo in tanti a volerci provare comunque. E spero che siano ancora molti gli scrittori disposti almeno a tentare, disposti a non rinunciare a una prospettiva di realizzazione reale e duratura, consci però che nella vita, a volte, i compromessi consapevoli (e i rospi ingoiati) sono sentieri nascosti che conducono verso le strade maestre.
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