Magazine Diario personale

Sulla battigia

Creato il 20 giugno 2015 da Povna @povna

Lo scorso giovedì, durante gli scrutini delle quinte, mentre tutto intorno si consumava il grande psicodramma degli scioperi, a un certo punto il telefono della ‘povna si è illuminato per la ricezione di un messaggio.
“Calvin ci ha scritto un mail!” – aveva detto la ‘povna all’Ingegnera Tosta.
Poi lo avevano lasciato da parte, anche perché l’oggetto, “Tempo di esami”, faceva pensare a un messaggio di vicinanza e auguri, ma non urgente.
Infine, a scrutinio finito, e mentre dovevano riprendersi dalle fatiche di una giornata insulsa, prima di salutarsi si erano appartate un secondo, decise a godersi almeno un momento di buone notizie, in una giornata per certi versi da buttare.
Proprio per questo, forse, la doccia non poteva essere più fredda. Dopo il primo paragrafo di riflessione sulla maturità, e il senso che per lui assume, ancora oggi, le parole di Calvin erano arrivate, come sempre lui, pacate e schiette, ma anche irrefutabili.
“Mi sono perso” – dicevano infatti i caratteri della sua prosa limpida. E a seguire il resoconto di una profonda crisi. “Sto vivendo sicuramente il più brutto periodo della mia vita e non riesco a trovare conforto in nessuno di quelli con cui mi sono confidato. Sembra che nessuno possa capire” – continuava infatti, per offrire poi un paragone tecnico della sua situazione di difficoltà percepita. “Volendo riutilizzare ciò che Esagono ci ha insegnato in quarta, credo che potrei essere tranquillamente paragonabile a un sistema labile. O meglio un sistema che appena perde un vincolo non è più considerabile statico e l’equilibrio è compromesso”.
Alla ‘povna e all’Ingegnera erano venute le lacrime agli occhi. Poi, con calma, tornando a casa, la ‘povna, devastata dalla stanchezza e dalla rabbia, gli aveva inviato un primo tentativo di risposta che, messaggio dopo messaggio, ha portato alla decisione di vedersi, perché in certi casi, quando qualcuno ti chiede aiuto, l’unica cosa che puoi offrire seriamente è una spalla su cui piangere, e soprattutto parole da parlare.
“Fissiamo un giorno in cui vieni nella piccola città” – aveva scritto la ‘povna – “se è bel tempo andiamo al mare”.
Quel giorno è stato oggi, quando, puntuale alle 9.30, Calvin si è presentato alla stazione, comunque per principio sorridente. La ‘povna era lì ad aspettarlo, e insieme hanno preso un bus, e sono andati al bagno del Cappellaio Matto. Lì, per non saper né leggere né scrivere, la ‘povna gli ha proposto una passeggiata catartica. E, camminando camminando, lungo la battigia (del resto, dove altro può sostare, in fondo, l’Onda), mentre le onde bagnavano pantaloncini e polpacci, hanno parlato del senso della vita, delle scelte, delle perdite e dei sogni. Degli esami dei Merry Men, così come di molto altro. La ‘povna non gli ha offerto segreti di vita, che non ne ha, né soluzioni a prendere. Si è limitata ad ascoltarlo, per provare a riprendere, così, il filo imbrogliato della sua intelligenza vivida. Gli ha portato le parole dell’Ingegnera Tosta, e l’offerta di incontro con Esagono. Poi, quando oramai, a forza di camminare, avevano persino passato il confine di provincia, sono tornati indietro, un po’ cotti dal sole, ma non troppo.
Si sono riposati un altro po’, hanno preso l’autobus sulla strada del ritorno, e si sono salutati alla stazione, un po’ salati, ma tranquilli.
E la ‘povna, mentre lo saluta da sotto il finestrino, e gli augura ogni bene, come sempre, pensa che un giorno di riposo, dopo le fatiche degli ultimi quaranta giorni, migliore di questo, nemmeno a richiesta lo avrebbe potuto progettare.


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