di Rina Brundu. Non sono proprio centouno, ma sono certamente parecchi gli intellettuali di sinistra che il 27 marzo 2014 hanno firmato l’appello diffuso da Libertà e Giustizia, e ripreso da Il Fatto Quotidiano, contro la riforma del Senato e dunque la “scomunica” politica contro il Presidente del Consiglio; tra questi intellettuali Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky, Sandra Bonsanti, Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, Alessandro Pace, Roberta De Monticelli, Gaetano Azzariti, Elisabetta Rubini, Alberto Vannucci, Simona Peverelli, Salvatore Settis, Costanza Firrao. Sarò onesta, alcuni di costoro non li ho mai sentiti nominare (senz’altro una faccenda di imperdonabile ignoranza personale), altri invece li ho sentiti nominare ma non ho ancora capito quale sia il loro effettivo claim-to-glory (altra questione di ignoranza personale, non vi è dubbio alcuno!)….
Ma se il loro claim-to-glory non è ben chiaro al general-populace, è certamente chiaro il “gist” di quest’ultimo discorso, o appello, in virtù del quale nel preciso momento storico si starebbe “assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014”. Detto altrimenti “il fu rottamatore” starebbe preparando una “svolta autoritaria” che consegnerebbe al Premier “poteri padronali”. L’appello è ancora più esplicito: “Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del Pd a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione. Bisogna fermare subito questo progetto, e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava”… prima di chiudersi con un ipse-dixit to be remembered connotato dal solito tocco cacciarone italico a metà strada tro lo stile definitivo e lapidario che ispirò gli “scomunicatori” di Spinoza e le pernacchie d’avanspettacolo dell’immenso principe Antonio de Curtis: “Non è l’appartenenza a un partito che vale a rendere giusto ciò che è sbagliato”.
Certo si potrebbe commentare che fa davvero impressione quando la “faziosità” politica raggiunge questi livelli; certo si potrebbe commentare che fa davvero tristezza quando si leggono simili “obsolete” e ossimoriche visioni del mondo, analizzate a macro-livello, private di una vera coscienza delle necessità politiche, intellettuali, morali dei nuovi tempi che avanzano e che in realtà ci sono pure già passati sopra, calpestandoci. E mentre si leggono simili residui d’intelletto da guerra-fredda trasformata in guerra-civile, le domande sorgono spontanee: ma qual è l’età media di questi signori? Su cosa dirimono generalmente? Come educano la nostra gioventù? Sono davvero in grado di farlo? E perché Renzi non ci guarda dentro questi aspetti visto che frequenta le scuole con una data passione? Obsoleta riverenza intellettuale? Dove sono stati questi signori durante gli ultimi 25 anni che a suon di boom tecnologici hanno cambiato il mondo? Probabilmente impegnati a combattere la personalissima battaglia contro il berlusconismo, mentre gli altri erano impegnati a combattere la battaglia del quotidiano. Quello vero, quello reale. Quel reale che non lascia molto spazio la radical-chichismo di ritorno come non lo faranno i tempi che verranno e che necessiteranno di menti ben più “sharp”.
Da dire però vi è però che “l’appello” in questione un risultato l’ha ottenuto: se prima si pensava che l’opzione renzismo-rottamante fosse una opzione come tutte le altre, fosse necessaria, adesso resta la certezza che sia a suo modo “indispensabile”. Così come resta la certezza che, seppure non acriticamente, bisogna sostenerlo il renzismo seconda maniera, pena il girone infernale dei dannati d’intelletto: non mi riesce infatti di immaginare nulla di peggio!
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Il testo integrale dell’appello pubblicato da Giustizia e Libertà il 27 marzo 2014.
Verso la svolta autoritaria
di Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky, Sandra Bonsanti, Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, Alessandro Pace, Roberta De Monticelli, Salvatore Settis, Rosetta Loy, Corrado Stajano, Giovanna Borgese, Alberto Vannucci, Elisabetta Rubini, Gaetano Azzariti, Costanza Firrao, Alessandro Bruni, Simona Peverelli, Sergio Materia, Nando dalla Chiesa, Adriano Prosperi, Fabio Evangelisti Barbara Spinelli, Paul Ginsborg, Maurizio Landini, Marco Revelli
Stiamo assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014, per creare un sistema autoritario che dà al Presidente del Consiglio poteri padronali.
Con la prospettiva di un monocameralismo e la semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo, l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i cittadini stanno attoniti (o accondiscendenti) a guardare. La responsabilità del Pd è enorme poiché sta consentendo l’attuazione del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in passato a parole e ora in sordina accolto.
Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del Pd a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione. Bisogna fermare subito questo progetto, e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che vale a rendere giusto ciò che è sbagliato.
Una democrazia plebiscitaria non è scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare. Quale che sia il leader che la propone.
Primi firmatari:
Nadia Urbinati
Gustavo Zagrebelsky
Sandra Bonsanti
Stefano Rodotà
Lorenza Carlassare
Alessandro Pace
Roberta De Monticelli
Salvatore Settis
Rosetta Loy
Corrado Stajano
Giovanna Borgese
Alberto Vannucci
Elisabetta Rubini
Gaetano Azzariti
Costanza Firrao
Alessandro Bruni
Simona Peverelli
Sergio Materia
Nando dalla Chiesa
Adriano Prosperi
Fabio Evangelisti
Barbara Spinelli
Paul Ginsborg
Maurizio Landini
Marco Revelli
Featured image, Baruch Spinoza.