Spesso si invoca la coerenza quale criterio di solidità di un discorso, di un argomentare e non di rado anche riguardo al modo di vivere, e allora parliamo di una persona coerente, di pensiero coerente. Ma cos'è la coerenza? Secondo il vocabolario è coerente chi o cosa "presenta una stretta coesione di tutte le sue parti” ed è "esente da contraddizioni nei pensieri e nelle azioni”. In ambito morale la coesione implica una relazione tra le parti e questo implica a sua volta una azione reciproca che non può esaurirsi in sé stessa poiché l’azione muta i soggetti che ne fanno parte e la stessa relazione per generare altre relazioni. Se questo è vero bisogna stare in guardia da una coerenza che non riconosce la natura mutevole del coesistere e non vede la prolificità delle relazioni, la loro tendenza a diventare sempre altro. Diventa quindi necessario distinguere una coerenza interna ed una coerenza esterna.
Il pensiero che presenta una coerenza interna senza interrogarsi su cosa possa esserci all'esterno del sistema di valori che lo costituisce può esporre ai rischi di una tautologia nel migliore dei casi, all'auto-annientamento nel peggiore. In ogni caso si tratta di un pensiero che non potrà mai autenticamente scoprire la novità dell’altro da sé. Pirandello ci ha messo in guardia dal riparare la giara dal suo interno, sulla scia di tale consapevolezza persino la roccaforte matematica è stata espugnata dai teoremi di Gödel ed il territorio del “comportamento razionale” dell’economia è stato scosso dal terremoto di Amartya Sen.
Per capire il mondo dobbiamo uscire di casa. Una casa dalle mura strette e dal soffitto basso, una casa le cui mura non sono ormai che ruderi della nostra umanità, ma che ancora abbiamo il diritto di credere sontuosa come un castello perché è l’unica di cui possiamo disporre e l’unica che dobbiamo riedificare.
Mi rendo conto che queste brevi note possono essere intese come una sorta di liberatoria per l'incoerenza, niente di più sbagliato. In tal caso valga quanto scriveva Wittgenstein: "La tautologia non ha condizioni di verità, poiché è incondizionatamente vera; e la contraddizione è sotto nessuna condizione vera. Tautologia e contraddizione sono prive di senso." (4.461), seguito subito dopo da: "Tautologia e contraddizione non sono però insensate; esse appartengono al simbolismo, così come lo “0” al simbolismo dell’aritmetica." (4.4611) Tractatus logico-philosophicus.