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Sulla condizione della donna e non solo

Creato il 04 febbraio 2010 da Dallomoantonella

Terza riflessione:  ecco un argomento  delicatissimo  e di grande costrutto, la condizione della donna nel mondo,  ma per meglio facilitare l’indagine,  vorrei ridurre  il discorso sulla   sua attuale condizione nel mondo  evoluto.

Che la  donna abbia conquistato la parità dei diritti e dei relativi doveri  è abbastanza assodato, almeno in un senso generale e di principio.  La  mescolanza  delle donne di cultura  diversa  sta facendo provvidenzialmente  affiorare  realtà  disdicevoli  e  drammatiche:  si sta parlando  proprio in questo periodo   della presenza sul territorio delle mogli/madri  bambine,  così come  si potrebbe parlare lungamente della  tratta   delle schiave dall’est.   Vorrei subito  sostituire   la parola cultura  assai impropriamente usata con il suo opposto,  ossia nella mancanza di cultura di certi paesi da cui provengono queste usanze familiari  che il mondo evoluto non esita a definire barbariche e preistoriche.

Ritengo  doveroso precisare  che non è la religione d’appartenenza  a dettare  queste  tristi sopraffazioni verso il genere femminile, ossia non è l’appartenenza all’Islam  che determina  la condizione di assoggettamento e di negazione della propria libertà (nel caso specifico la libertà femminile);  sono  solo i   sistemi    politico, sociale, economico e  di pensiero annessi  a queste comunità   che dettano  questa condizione di schiavitù della donna.  Non si denuncierà  mai abbastanza la categorica  precisazione; non è l’essere religioso la causa del male, al contrario, è la manipolazione del sacro nel suo opposto, il profano, che rende  maligno quello che  di per sè ed in sè rimane un nobile sentire.  L’Islam è da intendersi nella sua  essenza come un nobile sentire, al pari del Cristianesimo ed al pari dell’Ebraismo ed al pari  delle filosofie orientali.  Purtroppo il  disastro  sociale/personale   conseguente alla strumentalizzazione  della religione  genera nelle menti non informate sulla materia il luogo comune che sia proprio la religione l’origine di tutti i mali.

La stessa  responsabilità  è  imputabile alla cristianità  che si è macchiata nel passato di crimini  simili  e peggiori e che comunque  rimane sempre esposta al rischio dell’integralismo e dell’intolleranza, soprattutto il mondo cattolico che è tra le varie correnti il più integralista.

Non è mai lo strumento  la causa  dei  problemi,  ma sempre e comunque la testa  che utilizza lo strumento;  il  grado di autonomia personale,  di avanguardismo personale e di  apertura personale  dettano  la differenza;  menti chiuse, ottenebrate  dai fumi della consuetudine, della tradizione intesa come verità inviolabile,  del proprio tornaconto, della propria follia e/o  del quieto convivere non possono che produrre realtà assoggetate al regime dominante, alle logiche dominanti  od a regimi  che noi stessi  andiamo a contribuire.  Menti estremamente logiche e normalmente creative  riescono a barluginare  nuove   vie di cammino più lentamente di menti  logiche ma molto creative e  fantasiose.  Menti  estremamente  creative ma per nulla logiche  molto facilmente possono cadere nella trappola   della  circuizione e della devianza, finendo per rimanere vittime di meccanismi perversi, invasivi, patologici, anormali e pericolosi.  Menti  mediocremente   logiche  ed  estremamente labili,   se connesse ad una volonzà  di potenza  capace di autoaffermazione  possono portare a situazioni  collettive  estremamente  devastanti.

Obiettivamente   nel mondo  islamico  ed in quello  che potremmo definire molto genericamente del terzo mondo,   la condizione della donna è ancora  estremamente precaria  e sottosviluppata.   A conseguenza di quanto sopra  precisato,  quando  si usa l’espressione mondo  islamico non si vuole intendere il mondo che Maometto  in quaità di profeta ossia di illuminato  aveva inteso per sè e per le sue donne, così come lo voleva intendere per il suo popolo, ma si vuole solo intendere quei paesi assoggettati alla sharia, ossia alla legge islamica, che non è affatto  coincidente con quanto predica il Corano e la sacra scrittura  facente capo alla legge del Libro. 

Qui  entriamo veramente   in un terreno  assai minato  e complesso;  ritengo non corretto identificare il pensiero di Maometto  con quanto oggi le comunità  musulmane   praticano  ed esprimono,  sarebbe come per il mondo cristiano il venire   identificato nella sua Santa  Inquisizione.  La pratica della tortura  finalizzata alla presunta salvezza delle anime  è stata solo un terribile periodo storico  che temporalmente  risulta  superato e condannato.  La pratica della violenza sulle donne  è semplicemente  una realtà  che non va ritenuta  perpetua, inviolabile ed infallibile,  lo possiamo dire noi occidentali in quanto  occidentali ma soprattutto lo possono dire gli orientali  in quanto orientali.  Quale musulmano degno del nome di Maometto e degno del nome di uomo   potrebbe augurarsi un futuro per sè e per la propria famiglia  dove le  proprie donne risultassero sacrificate sull’altare della violenza e della schiavitù?

I  tempi  di  questo auspicabile  sviluppo e di questa auspicabile  apertura   verso la civiltà, senza con questo avere la banale presunzione di definire l’occidente migliore dell’oriente,   sono misteriosi ed ignoti,  ma non per questo inesistenti ed impossibili.   Volendo osservare il sistema  occidentale  ed il sistema orientale  nella  loro   genericità,   potremmo concludere che l’occidente  fa  scuola per alcuni fronti (i diritti umani, il potenziale  tecnologico), mentre l’oriente  fa scuola per altri  fronti ( il saper vivere con poca tecnologia, il sapere conservare nonostante  la modernità  il legame  con  la propria tradizione).

Non serve sorridere sui valori dell’altro come se fossero da commiserare;  la presunzione  di  possedere il valore maggiore impedisce di sapere apprezzare  la diversità;  è certamente un valore  l’avere proclamato  Convenzioni sul diritto internazionale a tutela dell’uomo; è certamente un valore l’avere investito patrimoni sulla ricerca; è certamente un valore  il  saper  vivere  dignitosamente anche senza  strumentazione  tecnologica;  è certamente un valore  il praticare   la preghiera  nella propria quotidianità come una buona pratica di vita.  Se non si condivide questo pensiero  che si avanzino le ragioni  del dissentimento;  si potrebbe  scoprire   che  in questi campi  si dissentisce  solo quello  che non si conosce abbastanza e dunque  non serve pronunciarsi su temi che non si conoscono adeguatamente. Prima cerchiamo almeno di informarci.

Dal  punto di vista   filosofico e concettuale  si può solo  asserire  che   i termini  Diritto,  Scienza, Natura  e  Preghiera  sono ineccepibili  ed universali.  Dal punto di vista  etico  si può solo asserire  che  non ha valore quello che si ritiene buono per sè, ma ha valore quello che ognuno per sè può ritenere buono  per la propria comunità a conseguenza di quello che ha ritenuto buono per sè.


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