Terza riflessione: ecco un argomento delicatissimo e di grande costrutto, la condizione della donna nel mondo, ma per meglio facilitare l’indagine, vorrei ridurre il discorso sulla sua attuale condizione nel mondo evoluto.
Che la donna abbia conquistato la parità dei diritti e dei relativi doveri è abbastanza assodato, almeno in un senso generale e di principio. La mescolanza delle donne di cultura diversa sta facendo provvidenzialmente affiorare realtà disdicevoli e drammatiche: si sta parlando proprio in questo periodo della presenza sul territorio delle mogli/madri bambine, così come si potrebbe parlare lungamente della tratta delle schiave dall’est. Vorrei subito sostituire la parola cultura assai impropriamente usata con il suo opposto, ossia nella mancanza di cultura di certi paesi da cui provengono queste usanze familiari che il mondo evoluto non esita a definire barbariche e preistoriche.
Ritengo doveroso precisare che non è la religione d’appartenenza a dettare queste tristi sopraffazioni verso il genere femminile, ossia non è l’appartenenza all’Islam che determina la condizione di assoggettamento e di negazione della propria libertà (nel caso specifico la libertà femminile); sono solo i sistemi politico, sociale, economico e di pensiero annessi a queste comunità che dettano questa condizione di schiavitù della donna. Non si denuncierà mai abbastanza la categorica precisazione; non è l’essere religioso la causa del male, al contrario, è la manipolazione del sacro nel suo opposto, il profano, che rende maligno quello che di per sè ed in sè rimane un nobile sentire. L’Islam è da intendersi nella sua essenza come un nobile sentire, al pari del Cristianesimo ed al pari dell’Ebraismo ed al pari delle filosofie orientali. Purtroppo il disastro sociale/personale conseguente alla strumentalizzazione della religione genera nelle menti non informate sulla materia il luogo comune che sia proprio la religione l’origine di tutti i mali.
La stessa responsabilità è imputabile alla cristianità che si è macchiata nel passato di crimini simili e peggiori e che comunque rimane sempre esposta al rischio dell’integralismo e dell’intolleranza, soprattutto il mondo cattolico che è tra le varie correnti il più integralista.
Non è mai lo strumento la causa dei problemi, ma sempre e comunque la testa che utilizza lo strumento; il grado di autonomia personale, di avanguardismo personale e di apertura personale dettano la differenza; menti chiuse, ottenebrate dai fumi della consuetudine, della tradizione intesa come verità inviolabile, del proprio tornaconto, della propria follia e/o del quieto convivere non possono che produrre realtà assoggetate al regime dominante, alle logiche dominanti od a regimi che noi stessi andiamo a contribuire. Menti estremamente logiche e normalmente creative riescono a barluginare nuove vie di cammino più lentamente di menti logiche ma molto creative e fantasiose. Menti estremamente creative ma per nulla logiche molto facilmente possono cadere nella trappola della circuizione e della devianza, finendo per rimanere vittime di meccanismi perversi, invasivi, patologici, anormali e pericolosi. Menti mediocremente logiche ed estremamente labili, se connesse ad una volonzà di potenza capace di autoaffermazione possono portare a situazioni collettive estremamente devastanti.
Obiettivamente nel mondo islamico ed in quello che potremmo definire molto genericamente del terzo mondo, la condizione della donna è ancora estremamente precaria e sottosviluppata. A conseguenza di quanto sopra precisato, quando si usa l’espressione mondo islamico non si vuole intendere il mondo che Maometto in quaità di profeta ossia di illuminato aveva inteso per sè e per le sue donne, così come lo voleva intendere per il suo popolo, ma si vuole solo intendere quei paesi assoggettati alla sharia, ossia alla legge islamica, che non è affatto coincidente con quanto predica il Corano e la sacra scrittura facente capo alla legge del Libro.
Qui entriamo veramente in un terreno assai minato e complesso; ritengo non corretto identificare il pensiero di Maometto con quanto oggi le comunità musulmane praticano ed esprimono, sarebbe come per il mondo cristiano il venire identificato nella sua Santa Inquisizione. La pratica della tortura finalizzata alla presunta salvezza delle anime è stata solo un terribile periodo storico che temporalmente risulta superato e condannato. La pratica della violenza sulle donne è semplicemente una realtà che non va ritenuta perpetua, inviolabile ed infallibile, lo possiamo dire noi occidentali in quanto occidentali ma soprattutto lo possono dire gli orientali in quanto orientali. Quale musulmano degno del nome di Maometto e degno del nome di uomo potrebbe augurarsi un futuro per sè e per la propria famiglia dove le proprie donne risultassero sacrificate sull’altare della violenza e della schiavitù?
I tempi di questo auspicabile sviluppo e di questa auspicabile apertura verso la civiltà, senza con questo avere la banale presunzione di definire l’occidente migliore dell’oriente, sono misteriosi ed ignoti, ma non per questo inesistenti ed impossibili. Volendo osservare il sistema occidentale ed il sistema orientale nella loro genericità, potremmo concludere che l’occidente fa scuola per alcuni fronti (i diritti umani, il potenziale tecnologico), mentre l’oriente fa scuola per altri fronti ( il saper vivere con poca tecnologia, il sapere conservare nonostante la modernità il legame con la propria tradizione).
Non serve sorridere sui valori dell’altro come se fossero da commiserare; la presunzione di possedere il valore maggiore impedisce di sapere apprezzare la diversità; è certamente un valore l’avere proclamato Convenzioni sul diritto internazionale a tutela dell’uomo; è certamente un valore l’avere investito patrimoni sulla ricerca; è certamente un valore il saper vivere dignitosamente anche senza strumentazione tecnologica; è certamente un valore il praticare la preghiera nella propria quotidianità come una buona pratica di vita. Se non si condivide questo pensiero che si avanzino le ragioni del dissentimento; si potrebbe scoprire che in questi campi si dissentisce solo quello che non si conosce abbastanza e dunque non serve pronunciarsi su temi che non si conoscono adeguatamente. Prima cerchiamo almeno di informarci.
Dal punto di vista filosofico e concettuale si può solo asserire che i termini Diritto, Scienza, Natura e Preghiera sono ineccepibili ed universali. Dal punto di vista etico si può solo asserire che non ha valore quello che si ritiene buono per sè, ma ha valore quello che ognuno per sè può ritenere buono per la propria comunità a conseguenza di quello che ha ritenuto buono per sè.
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