La settimana scorsa sono andato a cena con i miei ex compagni di liceo, come accade in prossimità di ogni Natale. E' stata una serata divertente ed animata.Si è parlato anche di politica, come ormai quasi sempre accade in questo bizzarro paese in cui si sta trasformando l'Italia.Mi ha colpito, in particolar modo, l'entusiasmo con cui un mio compagno si è trovato a leggere alcune parole pronunciate del premier australiano Kevin Rudd in materia, tanto per cambiare, di immigrazione. Siccome sono un rompiscatole, me le sono andate a cercare:Prendere o lasciare, sono stanco che questa nazione debba preoccuparsi di sapere se offendiamo alcuni individui o la loro cultura. La nostra cultura si è sviluppata attraverso lotte, vittorie, conquiste portate avanti da milioni di uomini e donne che hanno ricercato la libertà.La nostra lingua ufficiale è l'inglese, non lo spagnolo, il libanese, larabo, il cinese, il giapponese, o qualsiasi altra lingua. Di conseguenza, se desiderate far parte della nostra società, imparatene la lingua!
La maggior parte degli Australiani crede in Dio. Non si tratta di obbligo di cristianesimo, d'influenza della destra o di pressione politica, ma è un fatto, perché degli uomini e delle donne hanno fondato questa nazione su dei principi cristiani e questo è ufficialmente insegnato. E quindi appropriato che questo si veda sui muri delle nostre scuole. Se Dio vi offende, vi suggerisco allora di prendere in considerazione un'altre parte del mondo come vostro paese di accoglienza, perché Dio fa parte delle nostra cultura. Noi accetteremo le vostre credenze senza fare domande. Tutto ciò che vi domandiamo è di accettare le nostre, e di vivere in armonia pacificamente con noi.
Questo è il nostro paese; la nostra terra e il nostro stile di vita. E vi offriamo la possibilità di approfittare di tutto questo. Ma se non fate altro che lamentarvi, prendervela con la nostra bandiera, il nostro impegno, le nostre credenze cristiane o il nostro stile di vita, allora vi incoraggio fortemente ad approfittare di un'altra grande libertà australiana: il diritto ad andarvene. Se non siete felici qui, allora partite. Non vi abbiamo forzati a venire qui, siete voi che avete chiesto di essere qui. Allora rispettate il paese che VI ha accettati
Il giorno dopo ho avuto la fortuna di rivedere, come accade in prossimità di ogni Natale, alcuni amici. Uno di questi mi ha regalato un libro (Gian Antonio Stella - Negri Froci Giudei & Co, l'eterna guerra contro l'altro) che, tra le altre cose, vi consiglio caldamente di leggere se volete davvero capire in che mondo viviamo.Quasi con sorpresa vi ho letto quella che potrebbe essere una degna risposta da inviare alla terra dei canguri, al suo presidente e ai suoi sostenitori:
"... come nel caso degli aborigeni australiani. I quali, per quasi due secoli, fino agli anni Settanta del Novecento, non solo non furono riconosciuti come cittadini a pieno titolo ma vennero umiliati dalla catalogazione delle leggi che che li riguardavano nel quadro della normativa sulla flora e sulla fauna. Di più, per molti decenni, dalla fine dell'Ottocento al 1967, furono sottoposti ad un violento processo di "civilizzazione" forzata: decine di migliaia di bambini vennero sottratti ai genitori naturali e rinchiusi negli orfanotrofi o affidati alle famiglie adottive bianche. Una pratica descritta dal film di Phillip Noice La generazione rubata e solo troppo tardi riconosciuta da un rapporto governativo del 1997 come un vero e proprio genocidio all'origine di molti problemi che tormentano oggi la popolazione indigena come l'abuso di alcol e di droghe, l'abbrutimento morale, una vita media di vent'anni più corta e un tasso di presenza nelle carceri dodici volte superiore a quello dei bianchi"
Nella logica del "chi primo arriva meglio alloggia", tanto cara anche ai nostri verdi parlamentari, questa gente era lì prima di chiunque altro.
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