di Michele Marsonet. Le ambizioni globali della nuova leadership cinese diventano ogni giorno più evidenti. Andando oltre la tradizionale prudenza che per lungo tempo aveva caratterizzato la sua politica estera, la Repubblica Popolare ora sta diventando un interlocutore scomodo – per usare un eufemismo – anche sul piano militare e sul versante della ricerca scientifico-tecnologica. A livello economico e finanziario, come tutti sanno, lo era già da tempo.
Certamente gli esperti non sono rimasti sorpresi dal fatto che la sonda spaziale “Coniglio di giada” (bel nome, tra l’altro) sia giunta con successo sulla Luna. Era noto che i cinesi sono più che attrezzati per imprese di quel tipo, e la competizione spaziale esclusiva tra russi e americani è ormai un ricordo.
Il fatto è che l’allunaggio della sonda coincide con quotidiane dimostrazioni di forza dal punto di vista militare. Alcuni pensavano che la dichiarazione di una “Air Defence Identification Zone” nel Mar cinese orientale fosse in fondo un bluff, volto soltanto a scoprire fino a che punto USA e Giappone erano disposti a spingersi nella contesa sulle isole Senkaku-Diaoyu. Poi si è capito che così non era, visto che si ha notizia di caccia cinesi che hanno inseguito con intenzioni tutt’altro che amichevoli aerei “avversari”.
L’escalation, però, pare non avere termine. E’ passata relativamente inosservata un’altra notizia più recente. In acque internazionali del Pacifico si è sfiorato lo scontro tra la marina militare USA e quella della Repubblica Popolare. I cinesi hanno organizzato manovre in acque distanti dal loro territorio facendo uscire in mare aperto la loro portaerei Liaoning con una squadra navale di scorta.
Come sempre accade in questi casi le flotte di altri Paesi hanno piazzato in loco loro unità per monitorare le manovre di cui sopra. A questo punto un cacciatorpediniere cinese ha intimato l’alt all’incrociatore USA “USS Cowpens” e, non avendo ricevuto risposta, ha adottato una rotta di piena collisione. Lo scontro è stato evitato solo grazie a una manovra di emergenza in extremis della nave americana. In caso contrario, ha dichiarato un funzionario della US Navy, la collisione sarebbe stata inevitabile.
Si noti ancora una volta che i fatti si sono svolti in acque dichiaratamente internazionali, e che i cinesi erano così pronti allo scontro da non adottare misura alcuna per scongiurarlo. Per farla breve, non solo la Cina ha esteso in modo unilaterale lo spazio aereo, ma considera pure le acque internazionali come proprie se la sua flotta vi compie manovre.
E’ un comportamento, per l’appunto, da grande potenza, al quale non eravamo abituati. Evidentemente la Cina non si sente inferiore al Giappone dal punto di vista tecnologico, e l’allunaggio della sonda sembra darle ragione. Ma neppure si sente troppo inferiore agli Stati Uniti sul piano militare (e su questo è lecito nutrire qualche dubbio).
Dunque lo scenario mondiale sta davvero cambiando. Dicevo prima che gli esperti non sono certo rimasti sorpresi dal successo della missione lunare. La sorpresa, però, è indubbia nel grande pubblico di altri Paesi, incluso il nostro. Da noi, quando si pensa alla Cina, viene subito in mente la strage di Prato, gli immigrati clandestini che apparentemente non muoiono perché nessuno ha mai assistito ai loro funerali, e la lotta dei negozianti contro l’apertura di store cinesi ovunque.
Bisognerà cambiare mentalità assumendo piena coscienza che il colosso asiatico è diventato un protagonista assoluto a livello globale. E il dialogo non è certo facile, a dispetto dei numerosi problemi interni che lo affliggono. Quello cinese è un sistema monopartitico ermeticamente chiuso, nel quale una leadership piuttosto ristretta domina e controlla ogni aspetto della vita politica e sociale.
Featured image, la Grande Muraglia Cinese, lunga 21.196,18 km, che doveva servire a contenere le incursioni dei popoli confinanti, in particolare dei Mongoli. Eretta a partire dal III secolo a.C., venne modificata in epoche successive. Author Hao Wei, source Wikipedia.
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