Magazine Diario personale

Sulla manifestazione della Fiom

Creato il 10 marzo 2012 da Cristiana

Mi piacciono le cose che ha scritto Civati, che alla manifestazione c’è andato.

Io e Pippo non la pensiamo esattamente in modo identico, sulle questioni del lavoro, ma le cose che ha scritto mi hanno “accolto” anche nella mia diversità di pensiero e rappresentano una piattaforma sui cui discutere.

Non ho approvato la scelta di unire la battaglia dei lavoratori metalmeccanici con la battaglia dei NO Tav, l’ho trovata un errore politico che mi fa sospettare che ci sia troppa politica e poco sindacato dietro alcune prese di posizione (la stessa sensazione, a volte, ce l’ho dall’altra parte, quindi il tutto potrebbe anche essere giustificato). In ogni caso per chi la condivideva sarebbe stato più giusto andarci, magari non salendo sul palco. Io penso che il PD, comunque ed in ogni caso, non possa astenersi da stare mezzo a quel popolo. Non appiattendosi, ma ascoltando e toccandolo con mano, cosa difficile da fare negli uffici delle direzioni.

Mi piace quando Pippo dice:

“Per quanto mi riguarda, e lo ripeto, sono convinto che il contratto unico alla Boeri-Garibaldi sia un’ottima soluzione per l’ingresso nel mondo del lavoro, che l’articolo 18 non debba essere modificato, che l’estensione di un sussidio universale di disoccupazione sia necessario (anche con una revisione di alcuni strumenti eccessivamente estensivi della cassa integrazione), che la riforma delle pensioni andasse (e vada) accompagnata da un fondo per i giovani che in questi anni hanno ‘contribuito’ pochissimo alla propria pensione (lo ha detto oggi Landini, lo abbiamo detto, qualche mese fa, in quella piazza di Bologna, in cui c’erano le lavoratrici dell’Omsa e Pietro Modiano, per dire). Che il reddito minimo di cittadinanza in Italia non sia attuale, come scrivevo giorni fa, ma che sia una di quelle cose che l’Europa non ci chiede ma, quantomeno, ci suggerisce come scenario per i prossimi anni: e il reddito non sono solo ‘soldi’, ma anche servizi e opportunità, per capirci. Che le relazioni sindacali debbano cambiare, ma che ci vuole la politica per farlo. E che la politica, per farlo, se ne debba occupare. Che la contrattazione decentrata può servire moltissimo, ma che le linee di un contratto nazionale non possano essere tracciate con la matita. Che non si discriminano i lavoratori, infine, sulla base delle loro scelte sindacali. Mai.”

Discuterei l’ultima frase perché non so quanto sia discriminazione o piuttosto braccio di ferro destinato comunque ad ottenere qualcosa: da una parte più efficienza, dall’altra se posso consigliare più salario.

E un’altra frase mi piace molto e forse riassume finalmente la mia posizione personale: “Sapendo che le risposte che la Fiom si dà possono anche non convincere, ma le domande ci stanno tutte.”

Per concludere: non mi auguro un PD schiacciato sulle posizione della Fiom e nemmeno su quelle di Marchionne o Confindustria. Mi auguro una politica che sappia dare risposte in due ambiti ben precisi che tra loro si parlano, ma sono ben distinti: il dentro la fabbrica (dove i diritti seguono la legge italiana, ma dove venga consentito fare impresa in modo competitivo) e fuori dalla fabbrica (dove chi esce deve trovare formazione, welfare forte fatto di servizi e di reddito minimo e di sussidio alla disoccupazione). Le due cose non funzionano mai da sole e sono l’olio del funzionamento di un paese che sta dentro un sistema capitalista. Il giusto equilibrio tra quel dentro e quel fuori diviene l’essenza stessa della democrazia in cui tutti possono abitare: imprese e lavoratori.

p.s. inutile ribadire che mentre noi osserviamo appassionati il braccio di ferro tra Fiom e Marchionne su un contratto che è quasi identico a quello già in vigore da anni, ad altri lavoratori succede,per esempio, questo che secondo me(se è vero) è roba da codice penale, manco da sindacato, e mi domando perché non stiamo facendo le barricate là fuori. E di posti come quello dai call center ai campi di pomodori,passando per la sartorie seminterrate ce ne sono centinaia. Il problema di quei lavoratori è che magari sono più dei metalmeccanici (razza in estinzione di cui mi onoro di fare parte) ma non sono organizzati. Non sono un potere contrattuale. Stiamo attenti, noi politici, a pesare le cose da fare solo su questo. Questo sì che è pericoloso.


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